
Quel pitbull, dopo una prima aggressione, sarebbe dovuto rimanere al guinzaglio e con museruola. Ma la sera del 12 ottobre 2017, era riuscito a strappare la catena che lo teneva assicurato in giardino, scavare una buca sotto la siepe, aggredire e uccidere un cagnolino che passeggiava sul marciapiede con la sua padrona. Ora il proprietario, Mirco Introzzi, 62 anni di Fino Mornasco, è arrivato a processo con l’accusa di non aver ottemperato all’ordinanza che gli era stata notificata da Ats Insubria dopo la prima aggressione. Ha deciso di opporsi al decreto penale di condanna, difeso dall’avvocato Raffaele Bacchetta, e andare a dibattimento per dimostrare che quelle indicazioni che gli erano state notificate da Ats dopo il primo episodio, nel 2016, erano state seguite alla lettera: corso di rieducazione del cane e soprattutto uso congiunto di museruola e guinzaglio quando il cane veniva portato a spasso, tenuto a una distanza massima di un metro e mezzo da chi lo conduceva. Ma quella sera il pittbull, seppure tenuto in sicurezza da una catena all’interno del giardino di casa, era riuscito a sfuggire al controllo, raggiungendo il cagnolino e uccidendolo.
Il gup aveva archiviato un’ulteriore accusa, uccisione di animale, per mancanza di dolo, lasciando in essere solo l’ipotesi di mancato rispetto del provvedimento di Ats: ma anche in questo caso, l’imputato vuole dimostrare che quell’accadimento era andato al di là di tutte le misure adottate per la gestione del cane. Nel processo si è costituita parte civile la proprietaria del cane, assistita dall’avvocato Sabrina De Caria.
Pa.Pi.