L’intelligenza artificiale è una minaccia? Ecco quali sono i lavoratori a rischio

Lo studio di Confartigianato sull’esposizione degli addetti del settore alla nuova tecnologia. In Lombardia sono circa 335mila gli impiegati più “esposti”

Intelligenza artificiale

Intelligenza artificiale

Brescia – Crisi o opportunità? La risposta arriverà col tempo, ma di fatto anche l’artigianato si trova ad affrontare l’onda dell’intelligenza artificiale e dell’automazione. Il lancio a novembre scorso di ChapGPT è stato in questo senso dirompente. Cosa accadrà? Difficile capire se ci sarà un effetto sostituzione o, piuttosto, una integrazione, ma di fatto in Lombardia sono circa 335mila i nuovi lavoratori di 173 professioni per cui si rileva un’esposizione alta e medio-alta (comunque sopra la media) rispetto all’impatto dell’intelligenza artificiale. Secondo l’Osservatorio MPI di Confartigianato Lombardia, la regione è la prima per quota di lavoratori in ingresso maggiormente esposti all’impatto dell’intelligenza artificiale.

Parliamo di professionisti quali specialisti delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, dirigenti amministrativi e commerciali, specialisti delle scienze commerciali e dell’amministrazione, specialisti in scienze e ingegneria, direttori, dirigenti superiori della pubblica amministrazione, operatori su macchine di ufficio, addetti ai servizi contabili e finanziari e alla registrazione dei materiali, professioni intermedie nelle attività finanziarie e amministrative, dirigenti nei servizi di produzione e specializzati, dirigenti nei servizi alberghieri, nel commercio, specialisti dell’educazione, impiegati a contatto diretto con il pubblico e specialisti in scienze giuridiche, sociali e culturali.

Tra le province, Milano e Monza hanno le quote più elevate di lavoratori esposti (rispettivamente 42,6% e 31,9%), ma anche le province più manifatturiere non sono esenti dal cambio di paradigma. Sul mercato del lavoro sarà più probabile una polarizzazione della qualità del lavoro e l’attivazione di una domanda di formazione: intelligenza artificiale e automazione potranno accelerare fenomeni già in atto rappresentati dal calo dell’occupazione nel manifatturiero e dalla polarizzazione del lavoro, con un aumento degli occupati in professioni poco qualificate (low skilled) e in quelle altamente qualificate (high skilled), con uno svuotamento degli occupati medium skilled.

In parallelo, possono aumentare le disparità di reddito. Per l’artigianato, l’impatto delle nuove tecnologie è legato soprattutto all’automazione: a livello regionale, parliamo di 986mila persone che lavorano, nel complesso, in settori ad alto rischio di lavorazione (il 23% del totale). Di questi, 182mila sono nell’artigianato, una quota pari al 37,5% del totale (14,4 punti percentuali sopra la media del totale imprese). In particolare, le imprese artigiane si addensano maggiormente in settori manifatturieri e dei servizi relativamente più esposti alla sostituzione del lavoro con macchine. Le province dove l’artigianato rischia di pagar più pegno alle nuove tecnologie sono Lecco (42,6% degli addetti), Brescia (42,3%) e Mantova (40,2%).