BEATRICE RASPA
Cronaca

Violentata a 17 anni dal compagno di scuola. Minacciata da padre e fratello per aver perso la verginità

Brescia, vittima una diciassettenne di origini marocchine abusata da uno studente pakistano conosciuto sull’autobus Il pm: la ragazza finita nel mirino dela sua stessa famiglia

Brescia, 23 giugno 2023 –  Due studenti , lei 17 anni, lui 19, che decidono di comune accordo di marinare la scuola per darsi appuntamento al parco e festeggiare il conseguimento della patente di lui. Sembrava un appuntamento romantico, invece la situazione degenera. Lei beve, lui no. A un certo punto la ragazza sta male e l’amico la abbandona a terra, svenuta, stando all’accusa dopo averla violentata. Circostanza però che il presunto autore del fatto nega.

Il processo

Ieri il giovane, a processo davanti ai giudici della prima sezione penale - presidente, Roberto Spanò - è stato condannato a quattro anni. Il pm Donato Greco aveva chiesto sei anni, ammettendo per l’imputato solo un bilanciamento tra le attenuanti generiche dovute all’età e all’incensuratezza e le aggravanti, tra cui quella di essersene approfittato di una minorenne.

La storia

I fatti risalgono all’ottobre 2018. I due, compagni di scuola, si erano conosciuti pochi giorni prima sull’autobus e avevano iniziato a sentirsi su whatsapp. La sera precedente all’incontro i ragazzi - lei originaria del Marocco e lui del Pakistan - si erano accordati per vedersi la mattina seguente tra le otto e le nove al Parco Tarello di Brescia. Lei per stare con l’amico aveva deciso di entrare in classe un’ora più tardi, saltando religione. I due flirtano, si scambiano battute e cuoricini e decidono che l’indomani al rendez vous non sarebbe mancato l’alcol. In dosi abbondanti. Forse anche hascisc. Una volta insieme però succede qualcosa di strano. A bere è solo la ragazza. Il ragazzo non tocca nemmeno un goccio e rimane lucido. Scatta qualche bacio, poi lei inizia a star male, vomita, finisce a terra. E da quel momento, i racconti della mattinata divergono.

Due versioni

Stando alla parte offesa l’imputato inizia a palpeggiarla, la violenta, quindi si dilegua, tanto che a prestarle aiuto è una passante. Ma di quell’ora convulsa i ricordi riaffiorano solo in un secondo momento, perché dopo aver perso i sensi lei si risveglia al pronto soccorso.

Stando al ragazzo invece tutto si si limita a qualche bacio, non vi è alcun rapporto sessuale, né consensuale né imposto, giacché l’atmosfera romantica si è presto schiantata contro l’ubriachezza della controparte.

Accusa

Per il pm Greco le dichiarazioni della vittima, rese in incidente probatorio e ripetute in aula, sono genuine: "La presenza di sangue accertata dai medici negli slip di lei dimostrano che era vergine e una penetrazione c’è stata. La ragazza non aveva motivo di mentire, tanto più che per la perdita della verginità è stata minacciata pesantemente dal padre e dal fratello".

L’avvocato Lorena Mezzana, parte civile, ha invece sottolineato come "quell’incontro fosse stato predisposto dal ragazzo, che aveva un’idea in mente, tanto da avere acquistato alcolici per fare bere l’amica. E quando lei è stata male l’ha lasciata a terra".

Difesa

Al contrario per il difensore, l’avvocato Alberto Bordone, non c’erano prove per condannare il suo assistito: "La perizia non ha evidenziato né tracce di materiale biologico maschile, né traumi. È incerto anche il sangue trovato negli slip della ragazza. La sua testimonianza è inattendibile giacché era ubriaca. Non solo: la passante che l’ha soccorsa l’ha trovata perfettamente vestita". Il tribunale però ha avallato la tesi accusatoria. E ha inflitto quattro anni.