
Le volontarie della Casa delle donne impegnate nei percorsi all’autonomia
Tanta retorica ad ogni femminicidio, come quello della quattordicenne Martina Carbonaro, o nelle giornate dell’8 marzo e del 25 novembre. Alla prova dei fatti, però, le promesse si dissolvono quando si devono mettere in campo opportunità concrete di lavoro, con contratti stabili, fondamentali perché le donne che intraprendono il difficile percorso di uscita dalla violenza possano riconquistare l’autonomia. Lo constatano, con grande delusione, le volontarie di Casa delle donne, in particolare del gruppo “accompagnamento alla ricerca del lavoro“. "Siamo state contattate da numerose organizzazioni rappresentative di imprenditoria e artigianato, cooperative sociali, enti formativi, per poter offrire opportunità formative e occupazionali alle donne che si rivolgono al nostro sportello – è la riflessione della vicepresidente di Casa delle Donne, Grazia Ruberto –. Non ci sono però pervenute né proposte di tirocini formativi finalizzati né alcune offerte di lavoro".
I progetti formativi con aziende che si sono dichiarate sensibili alla problematica della violenza non sono andati meglio: ai tirocini formativi non è seguito il promesso contratto di lavoro per "carenza di esigenze di personale"; al massimo si è arrivati a contratti temporanei rinnovati entro l’anno, mai trasformati a tempo indeterminato. A volte con i rinnovi è stata modificata la mansione, adibendo le persone a lavori usuranti e insalubri: a fronte di segnalazione, il contratto non è stato più rinnovato. La sensibilità verso la violenza sulle donne, di fatto, sembra svanire nella giungla del mercato del lavoro. Per le donne straniere, pur laureate e diplomate nei Paesi di origine, è ancora più complesso. "Non riescono a ottenere lavori che non siano precari o non contrattualizzati".
Eppure il Governo si intesta l’aumento dell’occupazione, ma "viene da chiedere di quale lavoro e a quali categorie di persone ci si riferisca. Rispetto all’accoglienza di donne vittime di violenza, riceviamo molte promesse, spesso in occasione di ricorrenze, ma nessuno le trasforma in concrete opportunità lavorative che permetterebbero la creazione di una nuova vita. La Costituzione riconosce il diritto al lavoro. Cos’altro possiamo fare per un lavoro dignitoso a chi ha bisogno e voglia di lavorare?".