
Il luogo dell’omicidio
Si è conclusa l’autopsia su Roberto Comelli, il 42enne carpentiere di Cortefranca ammazzato la notte di Capodanno all’esterno della sala civica del centro anziani di Provaglio d’Iseo, dove era in corso un veglione con un’ottantina di ventenni. Per avere risposte certe servirà ancora tempo - la procura ha chiesto ai consulenti Andrea Verzeletti e Liliana Maria Lancini anche l’esame tossicologico -, ma nel frattempo è stata confermata la coltellata inferta al petto con una lama da trenta centimetri quale causa della morte. Stando alle prime indiscrezioni sarebbero emersi sulla vittima, in specie sul viso, segni compatibili con un pestaggio compiuto la sera del 31 dicembre, parecchie ore prima dell’omicidio. Da chi, è da chiarire. In ogni caso l’indagine è destinata ad allargarsi e a coinvolgere altri partecipanti alla festa. Al vaglio dei carabinieri e del pm Laura Matrone c’è la posizione di una trentina di ragazzi presenti al veglione sfociato nel sangue, che rischiano di essere coinvolti a vario titolo, direttamente o indirettamente, in quella morte. Chi per omissione di soccorso, chi per le lesioni antecedenti al delitto. E chi, forse, per l’omicidio stesso. Al momento l’unico indagato resta Matias Pascual, il 19enne barista italoargenino di Prevalle che ha confessato di avere ucciso il 42enne ed ora è in carcere: "Ho preso il coltello perché ho avuto paura, era minaccioso, diceva che ci avrebbe ammazzati tutti", ha dichiarato. Ma i familiari della vittima, rappresentati dall’avvocato Stefano Afrune, hanno fornito alla procura un elenco di testimoni - ascoltati nelle scorse ore - e dei video che attesterebbero come in realtà il delitto sia stato l’apice di una serata e di una nottata all’insegna della violenza da parte di più persone.
L’ipotesi inizialmente emersa era che Comelli avesse pagato con la vita il fatto che volesse ‘imbucarsi’ in una festa nella quale lui, ubriaco e molesto, non era gradito. Stando ai parenti in realtà il 42enne per due volte aveva cercato di entrare al veglione perché cercava il figlio 18enne - ma lui non c’era in via Cesare Battisti - e già alle 22 era stato accerchiato e malmenato. Qualcuno addirittura lo avrebbe minacciato mostrandogli una pistola. E alle 4, quando infine è stramazzato al suolo accoltellato da Pascual, nessuno ha fatto nulla per salvargli la vita. La famiglia rimane in attesa della restituzione della salma, prevista per venerdì.
Beatrice Raspa