Uccise la ex compagna con un martello, a processo

Chiusa l’indagine su Ezio Galesi per l’omicidio pluriaggravato della donna di 49 anni

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Si avvicina il processo per Ezio Galesi, il 59enne di Castegnato che lo scorso autunno ha massacrato la ex, Elena Casanova, 49 anni. Il pm Carlo Pappalardo ha chiuso l’indagine e chiesto per l’operaio il giudizio immediato. Omicidio pluriaggravato – dalle premeditazione, dall’aver adoperato sevizie o di aver agito con crudeltà e dal vincolo affettivo con la vittima – porto abusivo di oggetti atti a offendere – un martello da carpentiere lungo 48 centimetri nascosto in auto senza un valido motivo se non appunto quello di aggredire la donna, come poi è successo – ma anche calunnia nei confronti della vittima e del nuovo compagno, ingiustamente accusati di far parte di un sodalizio criminale dedito all’emissione delle fatture false sono i reati contestati. A sua volta operaia (all’Iveco), Elena aveva conosciuto l’assassino a una cena degli alpini cinque anni prima di morire. La coppia aveva condiviso qualche viaggio e qualche uscita, poi la storia si era spezzata dopo una breve convivenza in occasione del primo lockdown. La sera del 20 ottobre, poco dopo le 19, Galesi l’ha attesa sotto casa, in via Fioritam e quando l’ha vista rientrare in auto, l’ha estratta a forza dall’abitacolo e le ha sfondato la testa con un martello. L’ha colpita almeno sedici volte, ‘provocandole un traumatismo cranico produttivo di sfacelo cranio-meningo-enecefalico, che ne cagionava la morte’. Poi è rimasto lì, impalato, a fumare una sigaretta con il cadavere a terra in attesa dei carabinieri. Dopo la fine di quella frequentazione, hanno riferito l’ex marito e il nuovo compagno della vittima, Elena per un periodo aveva avuto paura. Il 59enne infatti pare l’avesse pressata, seguita e minacciata. Le aveva anche tagliato le gomme dell’auto, a suo dire per un presunto debito insoluto. L’omicida grondava risentimento nei confronti della donna da tempo. Già nei mesi precedenti aveva scritto e spedito- uno il 4 aprile, l’altro il 30 settembre - un paio di messaggi anonimi in questura a Brescia per incolpare Elena e il fidanzato di fantomatici reati tributari (senza che sia stato trovato alcun riscontro in tal senso). La procura ha pochi dubbi sull’autore, che pure non si era firmato.