
"Ne “L’elemento del crimine“ il motivo dell’ipnosi è un puro postulato, un’illusione, una finzione (make-believe). In Epidemic, l’ipnosi si esprime...
"Ne “L’elemento del crimine“ il motivo dell’ipnosi è un puro postulato, un’illusione, una finzione (make-believe). In Epidemic, l’ipnosi si esprime realmente, in modo documentaristico e organico. E infine, in Europa, film ancora non scritto all’epoca, l’idea era di ipnotizzare lo spettatore". Così Lars Von Trier, uno dei registi più discussi e divisivi degli ultimi quarant’anni di Cinema, ha raccontato la trilogia europea, che Fondazione Brescia Musei propone al cinema Nuovo Eden, in versione restaurata e senza tagli di censura. In programma, in versione originale sottotitolata in italiano, i suoi primi film: L’elemento del crimine, 1984, in cartellone l’11 marzo alle ore 21; Epidemic, 1987 al Nuovo Eden martedì 18 alle 21; ed Europa, 1991, sempre alle 21, mercoledì 26 marzo.
È il 1984 quando l’allora giovane regista fa il suo esordio al Festival di Cannes con L’elemento del crimine, un noir cupo in cui niente sta al suo posto, un film che sembra mille miglia lontano da quel manifesto Dogma che Von Trier firmerà nel 1995. Mai uscito nelle sale italiane, Epidemic del 1987 racconta di un regista e uno sceneggiatore (interpretati dagli stessi Von Trier e Niels Vørsel) che scrivono una sceneggiatura in cui un’epidemia si diffonde in tutto il mondo. Infine, Europa (Premio della giuria a Cannes 1991), è un incubo kafkiano ambientato nella Germania del 1945, in cui un americano di origine tedesca si innamora della figlia del magnate delle ferrovie, ma scopre di non poter rimanere neutrale rispetto a ciò che lo circonda e di dover fare delle scelte difficili. Anticonformista e provocatorio, von Trier sfrutta le potenzialità del linguaggio filmico attraverso un cinema innovativo e sperimentale, che indaga la violenza e il lato oscuro dell’animo umano.
Federica Pacella