Strage di piazza Loggia: per Tramonte si riapre il caso

Ergastolo definitivo, ma il giudice accoglie gli indizi. Udienza per esaminarli il 15 marzo. "Non era lui"

La scena della strage. Nel tondo, il giovane identificato con Maurizio Tramonte

La scena della strage. Nel tondo, il giovane identificato con Maurizio Tramonte

Brescia - Torna davanti ai giudici di Brescia. Lo farà il 15 marzo 2022, per la prima udienza del giudizio di revisione della condanna all’ergastolo per la strage di piazza Loggia.

A poche settimane dalla chiusura dell’ultima inchiesta sui presunti autori materiali dell’eccidio - il veronese Marco Toffaloni, all’epoca 17enne, e il concittadino Renato Zorzi, nel 1974 vent’anni o poco più: per la procura di Brescia furono loro a piazzare i candelotti di gelignite nel cestino dei rifiuti la mattina del 28 maggio 1974 – la giustizia valuterà nuovamente la posizione di ‘Fonte Tritone’, l’ex infiltrato del Sid che negli anni ‘70 frequentava Ordine nuovo e la destra eversiva e che dal 2017 sconta il carcere a vita a Fossombrone. L’istanza dell’avvocato palermitano Baldassarre Lauria ha passato il primo vaglio di ammissibilità della Corte d’appello. E ora è nelle mani della seconda sezione, che la tratterà in aula in primavera. Lauria, già direttore della Fondazione progetto innocenti, è convinto di essere in presenza di un clamoroso errore giudiziario. E ritiene di avere le carte per dimostrarlo. Oltre 50 pagine e duemila allegati, l’atto punta a smontare alcuni punti cardine della sentenza della Corte d’appello bis di Milano, da cui derivò l’ergastolo a Tramonte e al medico veneziano Carlo Maria Maggi, il deus ex machina della cosiddetta strategia delle tensione (morto ai domiciliari).

Elementi di merito e tecnici. A cominciare dalla presenza in piazza dell’ex spia, che passa anche attraverso alcune fotografie cruciali. Uno scatto in bianco e nero che Tramonte stesso mostrò su un giornale a un compagno di cella - Vincenzo Arrigo, il 1° giugno 2020 ucciso a Esine dal coinquilino per fatti che nulla c’entrano con l’attentato - alludendo alla sua presenza all’ombra della Loggia subito dopo l’esplosione: "Vediamo se indovini chi è questo", si vantò. Per il consulente della procura, Luigi Capasso, quel giovane fotografato aveva alta compatibilità con Tramonte. Era dunque in piazza Loggia quel giorno a quell’ora, fu la conclusione. "In realtà una nostra consulenza antropometrica con un software americano d’avanguardia smentisce categoricamente la compatibilità – dice Lauria, che ai giudici chiederà una perizia –. Abbiamo prodotto anche altre foto d’epoca, in particolare del suo matrimonio, del febbraio 1974: a occhio nudo lo sposo è diverso". Poi, un altro scatto in cui l’infiltrato del Sid compare in sella a una moto Ducati nuova fiammante. "Un secondo compagno di cella (Domenico Gerardini, ndr) riferì ai magistrati di aver sentito Tramonte dire di essersi recato alla riunione preparatoria della strage del 25 maggio ‘74 ad Abano Terme con la moto acquistata di fresco. Non era vero: l’immatricolazione da noi recuperata mostra che la moto fu comprata a giugno. E in ogni caso in quel frangente erano trascorsi pochi giorni dalla strage, e la foto attesta un Tramonte con una barba folta, che stride con il viso semi-liscio fotografato a Brescia". Da ultimo, l’alibi: "Quella mattina Tramonte era a lavorare alla Acrigraph di Limena, nel Padovano. Non era contrattualizzato. Ma alcuni colleghi ricordano la sua presenza in ditta".