Brescia, via le tombe dei bimbi mai nati: "Sei famiglie chiedono i danni"

La richiesta al Comune dei genitori: "Il procedimento è illegittimo"

Alcune lapidi dedicate ai bambini mai nati

Alcune lapidi dedicate ai bambini mai nati

Brescia - Cercare e recuperare i resti dei bambini “mai nati” esumati dal Vantiniano, per raccoglierli in un ossario. Questa la richiesta notificata al Comune di Brescia dalle famiglie (per ora 6) che si sono rivolte allo studio legale Patricelli-Mingiardi di Roma e che, contestando "l’illegittimità del procedimento", si riservano "di qualificare e quantificare i danni subiti e chiederne il ristoro per equivalente", sulla base della relazione di una psicologa esperta in lutto perinatale.

La vicenda è quella nota dell’esumazione di 2.500 bimbi mai nati’avvenuta tra ottobre e novembre 2021, di cui molti genitori non erano a conoscenza (il Comune ha affisso gli avvisi sull’albo pretorio e nel cimitero, ma gli interessati contestano la scarsa visibilità: in alcuni casi, non erano presenti neanche i nomi per ragioni di privacy). Analizzando testimonianze, atti, date, l’avvocato Francesco Mingiardi, che nella Capitale segue anche alcune mamme che si sono ritrovate il proprio cognome sul cippo del cimitero dei loro bimbi mai nati, ha messo in relazione le due vicende. Per il legale, infatti, è quanto meno anomalo che in soli 19 giorni sia stato eseguito un numero di esumazioni (2.418) che eccede di oltre dieci volte il fabbisogno ponderato di due anni (164 pianificati per il 2021-22). "O è stata sbagliata la stima o è successo qualcosa che ha indotto a violare la pianificazione".

Quel qualcosa potrebbe essere la scoperta che presso molti cimiteri, tra cui quello di Brescia, erano esposti sui cippi i nomi di donne che avevano subito aborti spontanei o eseguito interruzioni terapeutiche delle gravidanze, senza il loro consenso."Con la campagna di esumazioni si è voluto porre rimedio a quell’errore rimuovendo non i nomi esposti senza consenso sui cippi, ma i cippi stessi", ma così "per rimediare ad un errore se n’è compiuto un altro, travolgendo il diritto di chi consapevolmente aveva dato un nome un cognome e una lapide ai propri bambini".

Il Comune aveva giustificato il numero di esumazioni come necessario per effetto di Covid-19, ma i legali contestano che c’erano altri spazi già vuoti. Quanto alle ossa rinvenute, dalla perizia (ottenuta a seguito di diffida) emerge che "almeno un reperto è compatibile con la struttura ossea tipica di un feto di età gestazionale avanzata inumato solo pochi anni fa". Per questo i genitori chiedono che si scavi ancora.