
Marco Stellini (terzo da sinistra) all’Anagrafe
Brescia, 28 febbraio 2018 - Gli occhi un po’ lucidi, la mano tremante, come è giusto che sia in un giorno che, a suo modo, è storico per Brescia. E’ stato Marco Stellini il primo in città a consegnare le Disposizioni anticipate di trattamento. Dal 31 gennaio è in vigore la legge 219/2017 sul biotestamento, che stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata. Non si parla di eutanasia, ma della libertà di scegliere o meno di essere curato anche quando non c’è più nulla da fare e quindi di evitare (o meno) l’accanimento terapeutico. Per altro, le Dat non sono irrevocabili: si può cambiare idea in qualunque momento.
A quasi un mese dall’entrata in vigore della legge, anche il Comune di Brescia si è attrezzato per raccogliere le volontà sul fine vita. Ieri, esattamente ad un anno dalla morte di Dj Fabo, sono arrivate cinque disposizioni allo sportello anagrafe del Broletto (dove normalmente si registrano le nascite). Ad accompagnare i depositanti, anche rappresentanti di Radicali Italiani e associazione Luca Coscioni. In attesa che arrivi un vero e proprio registro, le Dat saranno riposte in cassaforte. «E’ una grande conquista – commenta Stellini – dopo decenni di lotta. La libertà è massima, perché si può anche scegliere di essere curato fino all’estremo». Da un punto di vista burocratico, depositare le proprie volontà è tutto sommato semplice e gratuito. L’associazione Luca Coscioni mette a disposizione un modulo, dove si può ben specificare a cosa si vuole rinunciare (o meno).
Basta qualche firma (propria e del fiduciario) e la carta d’identità, da depositare nel comune di residenza. Finché i moduli restano solo cartacei, depositati negli uffici comunali (chiusi la sera e nel week-end), è difficile, per un operatore sanitario, avere accesso immediato alle volontà di un paziente in stato di incoscienza: il rischio è che le volontà non vengano sempre rispettate. «La nostra proposta – spiega Barbara Bonvicini, Radicali Italiani – è di inserire le Dat nella tessera sanitaria regionale».