Tre gradi in più in inverno. "È allarme"

Gli esperti: preoccupa più del caldo in estate, ma in pochi se ne rendono conto. Febbraio è stato il mese con temperature più miti

Termometro per rilevare la temperatura

Termometro per rilevare la temperatura

Brescia - Temperature anomale? Due o tre gradi in più della media in inverno dovrebbero essere un campanello d’allarme, anche più del grande caldo estivo, ma per ora ad accorgersene e preoccuparsene sono soprattutto gli esperti. "Tutti abbiamo in mente le estati calde e roventi degli ultimi anni – spiega Massimo Mazzoleni, del Centro Meteorologico Lombardo – ma facciamo poco caso se nei mesi invernali le temperature sono fuori dalla media o dalla normalità, perché, ad esempio riferendoci a quest’anno, ci è stato utile avere un febbraio mite, anche alla luce della situazione geopolitica. Dal punto di vista meteorologico e climatico, invece, registrare temperature medie più elevate in inverno dovrebbe essere un campanello d’allarme, più del caldo che si rileva in estate". Guardando ai dati forniti dal Centro Meteorologico Lombardo con le temperature medie per i capoluoghi lombardi, in regione l’inverno 2021-2022 (quello meteorologico è finito il 28 febbraio) ha visto il termometro andare sopra la media soprattutto a febbraio, quando nessuna delle città capoluogo di provincia, tranne Sondrio, è andata sotto i 7,4 gradi.

La più ‘calda’ è stata Milano con 9,3°C, seguita da Lecco con 9°C, Como e Monza con 8,9°C, Brescia con una media di 8,5°C, Mantova con 8,4°C, Varese con 8,2°C, Lodi con 7,9°C, Cremona con 7,7°C, Bergamo con 7,5°C, Pavia con 7,4°C, Sondrio con 6,1°C. A gennaio si è andati da una media minima di 2,9°C a Sondrio ai 6,8°C di Lecco, ma diverse città hanno registrato temperature medie sopra i 5°C: è accaduto a Como (6,4°C) e Varese (6,3°C), Milano (5,2 °C) e Monza (5,2°C).

Dicembre è stato un po’ più freddo rispetto agli altri due mesi invernali: si sono registrati valori tra l’1,2°C di Sondrio ed il 6,3°C di Lecco e Varese, con 6°C a Como, 5,3°C a Monza. "Le temperature di dicembre e gennaio – prosegue Mazzoleni – sono da considerarsi più o meno nella media degli anni precedenti, ad eccezione che nelle aree prealpine, per il fenomeno dell’inversione termica. Il clima mite e il tempo in prevalenza assolato dopo le festività natalizie ha determinato la fusione della neve sulle Prealpi con i nostri monti diventati progressivamente brulli per l’assenza di neve fin quasi a 2000 metri. Febbraio è stato decisamente mite: consideriamo che la media per quel mese è di 5-6°C, mentre noi abbiamo avuto uno scarto di 2-3 gradi in più". Se in estate, tale differenza non sarebbe certo passata inosservata perché avrebbe creato fastidio e allarme generale, in inverno un po’ di calore in più resta sotto traccia, per un motivo molto semplice: un po’ di caldo è tutto sommato piacevole.

Una questione di percezione che però rischia di lasciar sotto traccia il problema di fondo, quello del riscaldamento globale. "Se seguiamo la logica degli scienziati che propendono per il cambiamento climatico – spiega Mazzoleni – le zone che dovrebbero risentire di più dell’aumento delle temperature sono proprio le zone fredde, l’area centro-settentrionale dell’Europa, dove lo sbalzo termico invernale nel corso del XXI secolo è spesso molto importante (anche 3-5°C più della media). Lo stesso ha luogo anche nella regione Padano-alpina, anche se con un ordine di grandezza minore: è proprio d’inverno e nelle stagioni intermedie che si registrano le maggiori variazioni di temperatura rispetto al recente passato, mostrando un’ingerenza di masse d’aria più miti, se non più calde, rispetto agli scenari di qualche decennio fa. Segnali di una nuova normalitào solo di una delle innumerevoli temporanee mutazioni del nostro clima?".