Chiama la polizia e chiede: "Quanto mi date se uccido la moglie?"

Dalla strana telefonata al 113 a una storia di maltrattamenti di Beatrice Raspa

Polizia, foto generica

Polizia, foto generica

Brescia, 6 settembre 2014 - «Buongiorno, un’informazione per cortesia: se ammazzassi la mia fidanzata a quanti anni di carcere mi condannerebbero qui in Italia?» Ore 8.56 del mattino, una giornata di metà agosto. Una voce maschile compone il numero del 113 e chiede ragguagli. A rispondere c’è una operatrice della questura. Uno scherzo? Niente affatto. Ora l’autore della telefonata, un 25enne moldavo, è in carcere. La sua donna, invece, una connazionale di 22 anni, è in salvo nel Paese di origine. «Il merito va alla nostra collega che ha capito di essere alle prese con una storia vera e ha approfondito la questione - chiarisce il dirigente della Volante Stefano Ravel - Non è la prima volta che in centrale arrivano chiamate da parte di burloni». 

Nel caso specifico l’uomo sembrava davvero a un passo dal combinare spropositi. Si è sfogato con la poliziotta raccontando che la compagna intendeva lasciarlo e tornarsene in Moldavia e lui pur di impedirlo - ha rivelato nel corso della telefonata - l’avrebbe piuttosto eliminata fisicamente. Sfoderando pazienza e doti da psicologa l’operatrice del 113 è riuscita a convincere l’immigrato a darsi una calmata e ad aspettare prima di mettere in atto insani propositi. Subito in questura sono scattati una serie di approfondimenti.

A casa del 25enne, in città, si è recata una Volante. Della donna in giro non c’era traccia. Accertato di essere in presenza della stessa persona che si era rivolta al 113, gli agenti hanno chiesto di verificare il telefonino: da quel cellulare era effettivamente partita l’inquietante chiamata. «Era solo uno sfogo, non intendevo farle niente - si è giustificato il moldavo ammettendo la propria responsabilità - Lei alla fine se n’è andata, è tornata sul serio in Moldavia». Tutto vero, ha verificato la polizia. Peccato che l’interessato abbia però omesso di raccontare una parte di storia. Cioè che il 15 giugno scorso era stato arrestato dai carabinieri della stazione di San Zeno Naviglio con l’accusa di lesioni personali e violazione di domicilio ai danni della ragazza, picchiata dall’ex che le aveva fatto irruzione in casa. Il Tribunale il 3 luglio aveva disposto per lui i domiciliari, provvedimento che non gli aveva impedito di covare ulteriori vendette. Il dettaglio ha spinto la Polizia a sollecitare all’autorità giudiziaria un aggravamento della misura cautelare. E da giovedì il giovane è a Canton Mombello.

di Beatrice Raspa