Strage piazza Loggia Brescia, bocciata l'istanza di revisione ergastolo per Tramonte

Si tratta di una decisione della Corte d'appello. La difesa: "Ricorreremo in Cassazione"

Maurizio Tramonte condannato definitivamente all'ergastolo per strage piazza Loggia

Maurizio Tramonte condannato definitivamente all'ergastolo per strage piazza Loggia

Brescia, 5 ottobre 2022 - Rigettata l'istanza di revisione del processo a carico di Maurizio Tramonte, l'ex collaboratore del Sid (Servizio informazioni difesa), condannato in via definitiva nel 2017 all'ergastolo per la strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974, in cui morirono otto persone e ne rimasero ferite 102. Si tratta di una decisione della Corte d'appello di Brescia. 

La difesa di Tramonte, attualmente detenuto e unico condannato all'ergastolo ancora in vita (l'altro è l'ex capo di Ordine Nuovo Carlo Maria Maggi, morto nel 2018), aveva chiesto la revisione, sostenendo che la fotografia che proverebbe la presenza dell'ex collaboratore del Sid in piazza della Loggia al momento della strage, in realtà non ritragga lui.

Accolta, dunque, la richiesta del procuratore generale Guido Rispoli che durante l’udienza aveva sostenuto che: "Tramonte è stato condannato per aver partecipato alla riunione di Abano Terme nella quale il 25 maggio 1974 fu decisa la strage. Partecipazione provata dalle sue dichiarazioni, dalle veline che consegnò ai servizi segreti e dalle dichiarazioni dei testimoni che dissero di avercelo accompagnato, ma anche che raccolsero la sua confessione circa la sua partecipazione".  La Corte d'appello ha condannato Tramonte anche al pagamento delle spese processuali e fissato a 90 giorni il termine per il deposito delle motivazioni.

"Ricorreremo in Cassazione. Riteniamo di aver rimesso la palla al centro e messo in discussione un giudicato di condanna fragilissimo", ha commentato all'Adnkronos l'avvocato Baldassarre Lauria, legale di Maurizio Tramonte. "Sono molto ottimista e sono convinto che la storia alla fine la scriveremo noi", ha aggiunto l'avvocato.

La foto in cui è stato identificato Marco Toffaloni, che allora aveva solo 17 anni
La foto in cui è stato identificato Marco Toffaloni, che allora aveva solo 17 anni

"In quella foto non è lui"

Lo scorso luglio, videocollegato dal carcere di Fossombrone, il 70enne padovano che nel 1974 frequentava gli ambienti della destra eversiva e il presunto ideologo della ‘strategia della tensione’, il medico veneziano Carlo Mario Maggi (a sua volta condannato all’ergastolo e morto di recente ai domiciliari), aveva ascoltato deporre la sorella e la moglie.  La Corte d’appello - presidente, Giulio Deantoni - aveva infatti accettato di istruire un nuovo processo per Fonte Tritone - il sesto per lui - per ascoltare le due donne, mai sentite fino a quel giorno. La difesa, con gli avvocati Baldassarre Lauria e Pardo Cellini, le aveva citate per smentire la presenza in piazza quella mattina di Tramonte, per la procura immortalato da una foto scattata all’ombra della Loggia subito dopo l’esplosione. I difensori avevano prodotto altre foto di Tramonte da ragazzo, in particolare del matrimonio del 23 febbraio ‘74 e dell’inizio giugno seguente in cui lo si vede in sella a una moto Ducati nuova di zecca con la barba. Un dettaglio che stride con il volto liscio ritratto dalla foto oggetto della perizia antropometrica del professor Capasso per conto della procura.

"Quello non è lui – aveva garantito la sorella –. Maurizio era più cicciottello, con i capelli più corti. E In quel periodo aveva la barba, anche se l’ha tenuta per poco". Sollecitata dal pg Francesco Rombaldoni e dalle parti civili a chiarire perché non si fosse fatta avanti prima, Manuela aveva detto: "Non guardo i giornali né i tg. Dei processi mi informavano con cattiveria i vicini di casa. Con Maurizio io non ho mai voluto parlare di queste cose". Anche con la moglie di Tramonte non avrebbe mai parlato della strage con lui. "Quello nella foto non è Maurizio, era diverso per corporatura e capelli. Sapevo che non era in piazza, era a lavorare", aveva garantito Patrizia. Quanto alla Ducati, con cui Tramonte prima di ritrattare le sue dichiarazioni disse di essersi recato alle riunioni preparatorie della strage ad Abano, "ne ha posseduta solo una. La prese qualche giorno prima dell’11 giugno, per il mio compleanno. L’ha tenuta un’estate. La usava per andare al lavoro perché all’epoca abitavamo a Lozzo Atestino (in provincia di Padova), era pratica". E la barba? "L’ha portata per tanto". La difesa aveva poi chiesto ai giudici di acquisire un’intervista al consulente Capasso in merito alla tecnologia usata per la perizia antropometrica e poi alcuni verbali. Tra cui quello in cui Vincenzo Arrigo, ex compagno di cella di Tramonte nel 2004 sentito allora dalla procura, riferì che Tramonte gli disse; "Mi accusano di essere quello nella foto, ma non sono io". Una frase ribaltata nel 2015 in Assise, dove Arrigo invece assicurò che Tramonte si era riconosciuto nella famosa foto.