Piazza della Loggia, l’ergastolo del dubbio. "Tramonte? In quella foto non era lui"

In aula per la revisione delle prove che hanno portato al carcere a vita per l’ex Fonte Tritone La sorella: "Ai tempi era più grasso. Perché non sono intervenuta prima? Non guardo i tg"

Maurizio Tramonte

Maurizio Tramonte

Brescia, 9 luglio 2022 - "Tramonte quello? Non è lui, Non gli assomiglia per niente". È entrato nel vivo ieri il processo di revisione per Maurizio Tramonte, l’ex spia dei servizi segreti condannata in via definitiva all’ergastolo per la strage di piazza Loggia. Videocollegato dal carcere di Fossombrone, il 70enne padovano che nel 1974 frequentava gli ambienti della destra eversiva e il presunto ideologo della ‘strategia della tensione’, il medico veneziano Carlo Mario Maggi (a sua volta condannato all’ergastolo e morto di recente ai domiciliari), ha ascoltato deporre la sorella maggiore Manuela e la moglie Patrizia Foletto.

La Corte d’appello - presidente, Giulio Deantoni - ha infatti accettato di istruire un nuovo processo per Fonte Tritone - il sesto per lui - per ascoltare le due donne, mai sentite finora. La difesa, con gli avvocati Baldassarre Lauria e Pardo Cellini, le ha citate per smentire la presenza in piazza quella mattina di Tramonte, per la procura immortalato da una foto scattata all’ombra della Loggia subito dopo l’esplosione. I difensori hanno prodotto altre foto di Tramonte da ragazzo, in particolare del matrimonio del 23 febbraio ‘74 e dell’inizio giugno seguente in cui lo si vede in sella a una moto Ducati nuova di zecca con la barba. Un dettaglio che stride con il volto liscio ritratto dalla foto oggetto della perizia antropometrica del professor Capasso per conto della procura. "Quello non è lui – ha garantito la sorella –. Maurizio era più cicciottello, con i capelli più corti. E In quel periodo aveva la barba, anche se l’ha tenuta per poco". Sollecitata dal pg Francesco Rombaldoni e dalle parti civili a chiarire perché non si fosse fatta avanti prima, Manuela ha scrollato le spalle: "Non guardo i giornali né i tg. Dei processi mi informavano con cattiveria i vicini di casa. Con Maurizio io non ho mai voluto parlare di queste cose". Anche con la moglie di Tramonte non avrebbe mai parlato della strage con lui. "Quello nella foto non è Maurizio, era diverso per corporatura e capelli. Sapevo che non era in piazza, era a lavorare", ha garantito Patrizia. Quanto alla Ducati, con cui Tramonte prima di ritrattare le sue dichiarazioni disse di essersi recato alle riunioni preparatorie della strage ad Abano, "ne ha posseduta solo una. La prese qualche giorno prima dell’11 giugno, per il mio compleanno. L’ha tenuta un’estate. La usava per andare al lavoro perché all’epoca abitavamo a Lozzo Atestino (in provincia di Padova), era pratica". E la barba? "L’ha portata per tanto". La difesa ha poi chiesto ai giudici di acquisire un’intervista al consulente Capasso in merito alla tecnologia usata per la perizia antropometrica e poi alcuni verbali.

Tra cui quello in cui Vincenzo Arrigo, ex compagno di cella di Tramonte nel 2004 sentito allora dalla procura, riferì che Tramonte gli disse; "Mi accusano di essere quello nella foto, ma non sono io". Una frase ribaltata nel 2015 in Assise, dove Arrigo invece assicurò che Tramonte si era riconosciuto nella famosa foto. Procura e parti civili si sono opposte alle acquisizioni. E dopo tre ore di camera di consiglio la Corte ne ha dichiarato inammissibilità. Si continua in ottobre.