Da Brescia gara di solidarietà con gli aiuti all’Ucraina

In 18 ore i furgoni fanno la spola fra la Lombardia e il confine dove qualcuno spera anche di recuperare donne e bimbi in fuga dalla guerra

La preparazione del viaggio di 18 ore verso l’Ucraina

La preparazione del viaggio di 18 ore verso l’Ucraina

Brescia - Folzano, quartiere Sud della periferia di Brescia, con un paesaggio contrassegnato da campi interrotti solo dal profilo del depuratore. Alle 10 di ieri mattina le strade erano deserte. Tutte, tranne che un piccolo angolo, nella zona artigianale, dove tra i capannoni grigi sventola la bandiera giallo-blu. Davanti al magazzino, punto di riferimento per gli scambi tra Brescia, dove vivono circa 8mila ucraini, e l’Ucraina, sin dalla prima mattina c’è stata una processione incessante di persone, ucraini ma anche italiani, che hanno portato aiuti da mandare al Paese colpito dall’aggressione russa. Difficile quantificare i pacchi di viveri, coperte, medicinali, beni di prima necessità, caricati su auto e furgoncini destinati a chi, in queste ore, è sotto i bombardamenti.

"Sono arrivate macchine per tutto il giorno – racconta Galia, la referente del centro logistico – terremo aperto anche negli altri giorni della settimana, dalle 10 alle 11, mentre la domenica fino alle 14 ed il sabato fino alle 17". Orari straordinari per una situazione eccezionale. Nessuno attende i pullman che, normalmente, nel week-end portavano i pacchi spediti dalle famiglie agli ucraini residenti a Brescia. Il viaggio verso Kiev è cambiato. Nel Paese non si può entrare. Gli autisti volontari arrivano fino alla dogana, attraverso il corridoio verde passando generalmente dalla Polonia, dove qualcuno arriverà a prendere gli aiuti. Giuliano, mantovano, è tra i volontari partiti da Folzano ieri mattina. "È già la seconda volta, sono stato anche la settimana scorsa – racconta, prima di salire in auto per un viaggio che durerà 18 ore – la mia compagna è ucraina, ha due genitori e due figli a Leopoli".

Poco prima di lui, un altro autista volontario ha intrapreso lo stesso viaggio; nel pomeriggio, è stato il turno di altri due furgoni. Tra chi si ferma a parlare fuori dal capannone, la speranza è che riescano a portare indietro qualcuno, donne con bambini soprattutto, visto che gli uomini tra i 18 ed i 60 anni hanno l’obbligo di restare in Ucraina. "Ieri hanno bombardato un reparto oncologico pediatrico", racconta una donna, tra le lacrime. In vista della possibile necessità di accogliere chi fugge dalla guerra, la Caritas di Brescia ha chiesto a parrocchie e fedeli di rendersi disponibili ad accogliere persone in fuga (per informazioni: s.savoldi@caritasbrescia.it). "Per ora abbiamo una decina di posti dal bando dei richiedenti asilo – spiega Stefano Savoldi – ed una decina di disponibilità già raccolte. L’augurio è che non servano". Sembra difficile che possa essere attivato il canale della richiesta di asilo politico, visto che questo impedirebbe il rientro in patria per 5 anni. È più probabile che l’accoglienza avverrà attraverso la rete della comunità ucraina in Italia".