Carenza di personale, sia di medici che di infermieri, che ricade su chi è al lavoro in corsia, con appesantimento dei turni e problemi di coesistenza tra i dipendenti e i liberi professionisti chiamati a colmare i turni scoperti. Sono alcune delle problematiche esposte dal personale sanitario che ieri ha partecipato al tour dei diritti promosso dalla Funzione pubblica Cgil tra i più grandi ospedali, per ascoltare lavoratori e lavoratrici. La mancanza di personale è la criticità evidenziata da tutti gli operatori presenti al segretario nazionale Fp Cgil Michele Vannini ed al segretario Fp Cgil Lombardia Catello Tramparulo (per Cgil Brescia, presente Antonella Albanese). Tra gli infermieri, sono 180 quelli che mancano in Asst Spedali Civili, e non si vedono grandi prospettive all’orizzonte, perché bandi e concorsi che l’Asst continuamente fa, sono spesso deserti, per mancanza di infermieri, a partire dagli iscritti ai corsi di laurea in infermieristica, dove non si riescono neanche a coprire i posti a disposizione. Ma anche tra i medici la situazione non è florida. "La preoccupazione è che tutto sia andando a rotoli – commenta Bruno Zecca, medico di Pronto soccorso – mancano risorse umane, giovani che si iscrivano alle specializzazioni che servono, come la medicina di urgenza". La delibera di Regione Lombardia ha, di fatto, messo al bando i gettonisti nelle strutture sanitarie, ma per coprire i vuoti le aziende sanitarie ricorrono a liberi professionisti, che scelgono i turni “migliori“, aggravando la condizione lavorativa di chi è dipendente. E dove manca personale, le aziende sanitarie alla fine sono costrette a ricorrere, come ultima spiaggia, anche alle cooperative. "Serve anche la consapevolezza dei cittadini – aggiunge Moira Micheletti, medico al Civile – che devono capire cosa sta accadendo, perché se la sanità perde colpi non è tutta colpa del personale sanitario. Vorremmo che fossero dalla nostra parte, per sostenere un bene che è soprattutto loro".
Invece le aggressioni, verbali o fisiche, al Pronto soccorso sono all’ordine del giorno, mentre gli investimenti promessi durante Covid latitano: ad oltre 4 anni dal decreto 34/2020 che prevedeva l’incremento dei posti letto per le terapie intensive e semi intensive, la Lombardia ha realizzato il 31% dei posti di terapia intensiva ed il 24% di semintensiva, previsti.