Serle, il papà di Iushra: "Continuo a sperare che sia viva"

Il ritrovamento di un teschio nei boschi di Cariadeghe. Il padre della 11enne autistica scomparsa nel 2018 attende l’esame del Dna

I familiari della piccola Iushra Gazi

I familiari della piccola Iushra Gazi

Serle (Brescia), 6 ottobre 2020 - "Nessuno mi ha avvisato del ritrovamento di queste ossa, l’ho scoperto dai giornali e finché non mi diranno che sono di mia figlia continuo a sperare che lei sia viva da qualche parte". Mdliton Gazi, il padre di Iushra, la 11enne autistica scomparsa tra i monti di Serle il 19 luglio 2018 durante una gita organizzata dalla Fopab-Anffas, rimane attaccato alla convinzione radicata in lui sin dall’inizio. Nei boschi di Cariadeghe domenica mattina un cacciatore di cinghiali si è imbattuto in un macabro rinvenimento: un piccolo teschio umano, sprovvisto della mandibola e dell’arcata dentaria superiore. La notizia, immediatamente comunicata ai carabinieri e alla Procura, ha riaperto il caso di Iushra Gazi.

A dire se davvero quel cranio apparteneva alla bimba scomparsa nel nulla, e della quale non è mai stata rinvenuta alcuna traccia, sarà la comparazione del Dna, già disposta dal pm Antonio Bassolino. Le probabilità che sia un resto della ragazzina, per chi indaga, tuttavia sono elevate. Ma per il genitore, che pure con il ritrovamento del corpo della figlia, o di una sua parte, potrebbe mettere un punto fermo alla sua straziante ricerca di verità, al momento è solo una pugnalata in più. "Non so che cosa dire. Io non ho ancora capito che cosa possa essere successo a Iushra, che era una bambina normalissima e semplicemente non parlava. Noi continuiamo a credere che non possa essere sparita così". Da subito la famiglia Gazi si era detta poco convinta della tesi sostenuta dalla Procura, ossia la caduta accidentale in uno dei numerosi anfratti che trapuntano la zona carsica di Cariadeghe.

I sospetti del rapimento da parte di qualche malintenzionato, ipotesi vagliata dai pm Antonio Bassolino e Donato Greco, non si sono mai concretizzati. Stando alla ricostruzione accusatoria la ragazzina del Bangladesh, una compulsione a correre dettata dalla patologia di cui soffriva, quella mattina era sfuggita al controllo dell’operatrice della Fopab-Anffas, che ne era responsabile e la vide infilarsi nella boscaglia. Durante la fuga, si ipotizza che Iushra sia scivolata e sparita in qualche anfratto. L’inchiesta si è conclusa con un patteggiamento di una pena di otto mesi da parte dell’educatrice e con un maxi risarcimento accordato alla famiglia Gazi – papà Mdliton con la moglie Khanam e gli altri figli Ismail, 9 anni, a sua volta autistico, Ibrhaim, 7, e Fatima, tre – dall’assicurazione della Fopab. Ora il ritrovamento del teschio riporta in auge l’ipotesi di Iushra precipitata in qualche buca. Anche la zona della scoperta, in un’area di Cariadeghe molta impervia, che non era stata battuta dai soccorritori in quanto non registrata sulle cartine, aggiunge un tassello in questa direzione.