Serle, bambina scomparsa: gli ultimi irriducibili per trovare Iushra

A cercare la piccola sparita solo volontari: "Territorio pieno di insidie"

I genitori  con le foto della figlia scomparsa

I genitori con le foto della figlia scomparsa

Serle, (Brescia) - 11 agosto 2018 - Da quel maledetto 19 luglio, fra le grotte e i rovi dell’altipiano di Cariadeghe non è stato trovato nulla. Di Iushra, 12 anni, la bimba autistica scomparsa durante l’escursione con gli altri disabili accompagnati dal gruppo Fopab di Brescia, non è emersa traccia. Non un lembo di vestito, né un ramo spezzato che possa indicare la direzione dove cercare. L’ultimo avvistamento attendibile è quello di un pensionato che l’ha incrociata su un sentiero quella mattina. Poi, più nulla. Quell’esile corpo pare sia stato inghiottito dai boschi, dalle tante grotte che costellano i venti chilometri quadrati di ondulate colline e rocce calcaree, dove a tratti si aprono doline, voragini che un temporale può modificare o ampliare. Smontato da giorni l’apparato di ricerche dei professionisti, arrivati anche dall’estero, sul fronte sono rimasti solo i volontari.

La protezione civile, che ha già passato la zona palmo a palmo, insiste nella ricerca. E fra i tanti esperti che sono andati e venuti dal tra rami e prati, semplici cittadini e cacciatori, che l’area, difficile da percorrere quando ci si allontana dai sentieri tracciati e dalle aree pic-nic, la conoscono forse meglio di molti tecnici. «I nostri volontari – spiega Davide Salvi, caposquadra dei Cinofili di Ospitaletto, impegnati sin dai primi giorni – sono passati in zone molto molto impervie, completamente ricoperte di rovi, dove per andare avanti era necessario utilizzare il falcetto e muoversi con estrema circospezione, perché a volte i buchi nel terreno erano coperti dalla vegetazione».

Le ricerche sono state condotte, grazie al coordinamento della Prefettura di Brescia, con attenzione estrema. Nulla è stato lasciato al caso. Le persone impiegate non di rado hanno vissuto difficoltà, qualcuno si è persino ferito. Cinofili sono finiti coi loro cani su nidi di vespe o calabroni, riportando punture in varie parti del corpo. Altri operatori hanno subito lesioni lievi agli arti per distorsioni o cadute, altri ancora si sono feriti con le spine. E pensare che una bambina, senza mezzi adeguati, possa sopravvivere in un territorio tanto ostico è un’ipotesi sostenuta solo dalla tenacia della speranza di rendere Iushra alla famiglia, alla madre che sospetta sia stata rapita, al padre che ogni mattina si alza e la cerca in un lembo diverso della vasta provincia bresciana. La popolazione della zona, colpita dal dramma, ha aperto le proprie case e i terreni recintati ai ricercatori, rimasti in zona con qualche decina di persone, offrendo aiuto, dando da bere a chi, magari, camminava da ore, accompagnando chi rimaneva indietro al campo base e dando indicazioni sull’orografia tormentata del territorio. Eppure, dopo tanto impegno, dopo ventitré giorni, della piccola Iushra, sfuggita al controllo degli accompagnatori, ancora nessuna traccia.