Federica Pacella
Cronaca

Nessun italiano in due prime, la dirigente della Manzoni: "La nostra non è una scuola ghetto"

"Sei bambini - spiega Alessandra Ferrari - sono cittadini italiani. Dei 35, solo 4 sono nati all’estero, gli altri a Brescia, Milano, Verona. Molti hanno anche frequentato la materna. Insomma, il livello di alfabetizzazione è tutto da valutare".

AL TIMONE Alessandra Ferrari è a capo dell’Istituto comprensivo Centro 3 (Fotolive)

Brescia, 17 settembre 2015 - La notizia di 35 alunni stranieri con 16 nazionalità diverse nelle due classi prime della elementare Manzoni ha fatto il giro d’Italia.  Registri alla mano, però, i numeri assumono connotati diversi. "Sei bambini - spiega la dirigente Alessandra Ferrari - sono cittadini italiani. Dei 35, solo 4 sono nati all’estero, gli altri a Brescia, Milano, Verona. Molti hanno anche frequentato la materna. Insomma, il livello di alfabetizzazione è tutto da valutare".

Resta il punto che la scuola Manzoni ha l’85% di stranieri. "Se andiamo a vedere la conoscenza linguistica, però, la percentuale si abbassa. Il vero problema è organizzativo. Solo per dirne una, dall’1 settembre a oggi abbiamo avuto 20 trasferimenti, altrove non succede".  C’è poi il tema degli allontanamenti, con i bambini che «spariscono» due-tre mesi perché seguono i genitori in patria. " difficile far capire l’importanza della continuità scolastica".

Per la sua posizione, all’incrocio tra via Garibaldi, via Milano e il Carmine, la Manzoni resta una scuola di frontiera. "Forse una diversa politica abitativa - prosegue Ferrari - non avrebbe creato questi problemi. Gli italiani scelgono le paritarie presenti in zona. Se ci fossero trasporti agevolati, magari le famiglie più disagiate potrebbero mandare i figli altrove. Io non posso non accettare le iscrizioni". Complesso il lavoro degli insegnanti, che non perdono però l’entusiasmo. "I docenti hanno impostato la didattica per tenere conto delle diverse esigenze. A chi ha strumentalizzato la notizia, propongo di venire qui, sul campo, a vedere qual è la quotidianità. Al governo, invece, chiederei maggior sostegno: siamo una frontiera per l’integrazione, servono risorse". Per i 140 studenti ci sono solo 20 insegnanti, più uno esterno per l’alfabetizzazione. «Eppure portiamo avanti molti progetti innovativi. Non vogliamo che diventi una scuola ghetto».

Nella stanza della dirigente, ci sono tre targhe di «Scuola amica» dell’Unicef. Quest’anno parte anche l’Orto in condotta di Slow Food, alla Manzoni e alla Calini, entrambe parte dell’Ic Centro 3. «I semi non hanno frontiere», commenta Nicola Vitale, responsabile, con una bimba alla Calini. L’orto sarà progettato dai bambini, con l’aiuto dei tanti insegnanti coinvolti nella formazione. Alla raccolta fondi penseranno i comitati genitori delle due scuole. C’è già l’idea di una cena multietnica, per favorire anche la conoscenza reciproca. Quanto alla presenza di tanti stranieri, Nicola spiega: «Spiace che gli italiani non si iscrivano, forse scoraggiati anche dai problemi strutturali della scuola. Alla Manzoni e alla Calini c’è un progetto educativo a cui guardano dall’Europa e che rischia di essere messo in difficoltà per la carenza di insegnanti».