Brescia, 10 ottobre 2023 - La Corte d'assise di Brescia, presieduta da Roberto Spanó, ha annunciato che a marzo andrà ad Islamabad, in Pakistan, per ascoltare alcuni testimoni nell’ambito del processo per la morte di Sana Cheema, la 24enne cittadina italiana, cresciuta a Brescia, uccisa in patria nel 2018, secondo le autorità italiane, dal padre e dal fratello per aver detto no ad un matrimonio combinato.
Il padre Mustafa Cheema, 54 anni – cittadino italiano come la figlia –, e il fratello maggiore Adnan, 35 sono accusati di omicidio premeditato, aggravato dall’abuso di rapporto parentale e di relazioni domestiche. Gli imputati sono irreperibili. Ecco perché partiranno dall'Italia i due giudici togati della Corte d'assise, il procuratore generale Guido Rispoli e il sostituto procuratore Claudia Passalacqua titolare dell'inchiesta.
Già processati in Pakistan per omicidio, i Cheema erano stati assolti dalla Corte d’assise del Gujrat per insufficienza di prove. Con loro a giudizio c’erano anche la madre, Nargis Tahira, e nove persone, tra cui gli zii, tutte scagionate. E questo nonostante Mustafa Cheema inizialmente avesse ammesso le proprie responsabilità, salvo poi ritrattare.