MILLA PRANDELLI
Cronaca

Ristabilire i contatti. Dalla morte di Sara il richiamo alla realtà: "Aiutiamo i giovani"

Costa Volpino, una fiaccolata in ricordo della ragazza uccisa. Frassi (associazione Prometeo): agire in fretta e dare speranze.

COSTA VOLPINO (Bergamo)

A quattro giorni dall’assassinio di Sara Centelleghe, maturato in un contesto sociale difficile, all’interno di un complesso residenziale diventato negli anni un crogiuolo di culture, lingue e religioni, dove non mancano problemi di ordine pubblico, integrazione e dipendenze, si cercano di mettere insieme gli ultimi tasselli di un quadro complesso mentre gli enti, come il Comune e la scuola, cercano di trovare delle risposte e delle soluzioni. Stasera con una fiaccolata non solo si ricorderà Sara, ma si cercheranno spunti di riflessione. A compiere una disamina dell’attuale modo di vivere dei giovani, senza entrare nel merito di una vicenda ancora oggetto di indagine è Massimiliano Frassi, presidente di Prometeo, associazione che si occupa di pedofilia e violenza con sede a Pisogne e Bergamo.

"Quello che emerge osservando una buona parte, non tutta per fortuna, della gioventù di oggi è un quadro che come educatori non può piacerci. Una gioventù sola, i cui miti di riferimento sono stupidi soggetti che da stupidi social lanciano stupidi messaggi. Spesso occupandosi di tematiche, come la salute mentale o gli abusi, di cui non hanno la minima competenza. Tutto oggi passa da lì. L’educazione sentimentale e quella sessuale. Messe al bando da scuole sempre più chiuse e assenti. Da banchi da occupare solo perché si deve, senza il piacere di studiare e pianificare il proprio futuro. Annegando la solitudine in un bere sempre più diffuso e in droghe sintetiche, pericolosissime – spiega Frassi, che collabora anche con Scotland Yard, oltre che con le forze armate e di polizia italiane –, i ragazzi si arrabattano e fanno da sé. Con risultati disastrosi. Con un abuso quotidiano di sostanze, sempre più facilmente reperibili. Con le neuropsichiatrie piene da qui a chissà quanto. Con un coltellino in tasca al posto della matita e la vita altrui che non vale nulla. O perlomeno nulla più di un iPhone o una banconota da venti euro. Dobbiamo fermarci tutti, noi società civile, noi scuola, chiesa, famiglia, unirci e sederci davanti a loro. Ascoltandoli. Facendoli sentire visti. Ripopolando scuole e oratori. Campi sportivi e stanze dove poter suonare al volume che si vuole. Urge farlo. Prima che sia troppo tardi. Ammesso che non sia già troppo tardi"