BEATRICE RASPA
Cronaca

Brescia, il rilancio finisce in truffa

Doveva essere l’affare del secolo ma si è concluso con un denuncia

Luca Saleri, già vicepresidente del Brescia Calcio ha denunciato l’imprenditore napoletano di casa a Bergamo John Gaethe Visendi

Brescia, 29 aprile 2019 - Di calcio, tracolli finanziari, mirabolanti promesse di risanamento, assegni staccati, progetti falliti e soldi più restituiti. La vecchia storia del rilancio delle Rondinelle durante l’era Corioni ha un’appendice giudiziaria. I protagonisti sono nomi noti, il 53enne lumezzanese Luca Saleri, già vicepresidente del Brescia Calcio, e l’imprenditore napoletano di casa a Bergamo John Gaethe Visendi. Nella primavera estate 2014 i due erano sul punto di sottoscrivere quello che pareva essere l’affare del secolo per il club biancoazzurro e ora si incontrano in tribunale. Motivo: il primo, assistito dall’avvocato Carlo Beltrani, ha denunciato il secondo. Lo accusa di essersi intascato trentamila euro approfittandosene della sua buona fede e non avergli più restituito un euro nonostante le richieste. E adesso Visendi è a processo per truffa aggravata in concorso con una parente, una cinquantenne di Ospitaletto, la quale avrebbe incassato l’assegno.  La denuncia risale al maggio 2015 ma la vicenda è dell’anno precedente, quando appunto la Leonessa, all’epoca in serie B e in grave empasse finanziaria, cercava disperatamente sponsor per risalire la china. Fu allora che sulla scena comparve Visendi, 55enne bocconiano un tempo a capo della famoso marchio di intimo «Roberta», (poi andato a rotoli), amministratore della Prime Holdings and Investments e per sua stessa definizione un «traghettatore» aziendale con esperienza in ristrutturazioni. Incaricato dal patron Gino Corioni di risollevare la squadra, Visendi a giugno di cinque anni fa incontrò il vicepresidente Saleri per prospettargli il suo piano: la creazione di una NewCo che avrebbe rilevato la Leonessa, o comunque l’avrebbe tolta dai pasticci grazie all’intervento di capitali di importanti investitori stranieri, asiatici o simili, interessati alle sorti del calcio italiano. Nel corso di quella riunione, partecipata anche dalla figlia del presidente Corioni, Antonella, e da un contabile dell’imprenditore lumezzanese, il ragioniere Enzo Bonetti, Visendi avrebbe chiesto a Saleri di partecipare simbolicamente alla cordata mettendoci di tasca propria 50mila euro.

Un contribuito prospettato come «atto vitale» per dare fiducia agli investitori, recita la denuncia, insomma necessario per il buon fine dell’intera operazione. L’accordo si concretizzò durante un secondo incontro a fine giugno nella sede della Saniplast spa di proprietà della famiglia Corioni: il vicepresidente decise di versare un po’ meno di quanto richiesto, trentamila euro, lasciando in bianco il beneficiario dell’assegno, che in teoria avrebbe dovuto essere la costituenda società. Pochi giorni dopo il “traghettatore” annunciò che avrebbe mollato l’idea del risanamento, il progetto naufragò, e settimane dopo saltò fuori che a incassare il titolo di credito fu una parente, intestataria di quattro srl di vecchia data e che nulla sembravano c’entrare con il Brescia Calcio.

 Per l'imputato pero' non c'è stata nessuna truffa: "quei soldi erano parte della mia parcella". Deciderà il giudice.