Vogliono una ricetta e aggrediscono la dottoressa che non può accontentarle: denunciate

E' successo in un ambulatorio di Brescia. Sotto accusa madre e figlia: il medico era impegnato in un'altra visita e nemmeno è quello loro assegnato

Polizia locale

Polizia locale

Brescia - Pretendevano immediatamente una ricetta, ma la dottoressa in quel momento era impegnata in un’altra visita e, oltretutto, non era il medico di famiglia delle signore. Alle pazienti, madre e figlia, però, il rifiuto alla loro richiesta perentoria non è piaciuta, e così sono passate dall’aggressione verbale a quella fisica: hanno spinto la dottoressa, medico bresciano sulla cinquantina, facendola cadere per terra. Il diverbio non è passato inosservato. Allarmati dalle urla, alcuni residenti nelle case vicino all’ambulatorio medico hanno chiamato la Polizia locale di Brescia, che è prontamente intervenuta in soccorso della dottoressa, medico di medicina generale del capoluogo.

L’arrivo degli agenti non è però bastato a placare gli animi (nonostante la madre sia stata poi accompagnata al Pronto soccorso): la figlia, infatti, ha continuato ad inveire, arrivando anche a tirare un bastone contro un’agente della polizia locale di Brescia. L’ennesima aggressione a un operatore sanitario è terminato con la denuncia per violenza e interruzione di pubblico servizio a carico delle due donne. "Dobbiamo registrare l’assenza di opportune iniziative preventive da parte delle istituzioni sanitarie volte al contenimento del grave fenomeno della violenza verso il personale sanitario", commenta Francesco Falsetti, medico bresciano e presidente Unione Medici Italiani, che ha segnalato l’episodio avvenuto il 29 novembre.

"A nostro avviso queste ripetute, sempre più frequenti violenze sono il segnale di frustrazione per una mancata risposta sanitaria ritenuta nel proprio diritto. I cittadini, purtroppo, non si rendono conto che il SSN ed i medici non sono in grado di dare sempre quelle risposte attese a causa della profonda disorganizzazione del SSN dovuta anche alla carenza di personale". Le istituzioni, secondo l’Umi, dovrebbero anche porre fine alla campagna in atto di delegittimazione e denigrazione dei medici colpevolizzati di non prestare il dovuto impegno nel proprio lavoro d’assistenza che in realtà limitata a pochi casi viene poi generalizzata.