BEATRICE RASPA
Cronaca

Brescia, prematuri morti agli Spedali Civili: "Fu fatalità"

La pm chiede l’archiviazione: nessuna responsabilità del reparto

Il Reparto neonatale del Civile

Brescia, 30 agosto 2019 - In un caso enterocolite necrotizzante. In un altro perforazione intestinale. In un altro ancora choc settico e impossibilità a respirare. Quadri clinici diversi l’uno dall’altro, ma con un unico filo conduttore: nella Terapia intensiva del Civile, finita sotto i riflettori per un picco di decessi di bebè prematuri tra dicembre e gennaio, non c’è stato alcun focolaio epidemico e i medici di quanto è accaduto non hanno responsabilità. È questo l’esito dell’inchiesta della Procura aperta otto mesi fa per omicidio colposo plurimo dopo la drammatica sequenza di morti che aveva interessato il reparto della Asst di Brescia, e che ora si è conclusa.

Un'inchiesta rimasta sempre senza indagati, di cui la pm Corinna Carrara ha chiesto l’archiviazione. Nessuna epidemia, nessuna causa esogena comune è stata rilevata da chi indaga. «La contestualità temporale deve ritenersi un’infausta coincidenza, non così improbabile in un reparto come quello in esame a causa della drammaticità della situazione di molti nati prematuri», fanno sapere gli inquirenti. Sotto la lente dei carabinieri del Nas e dei consulenti tecnici erano finiti quattro bimbi deceduti tra il 30 dicembre 2018 e la prima settimana del 2019, cui per scrupolo è stato aggiunto un quinto decesso risalente all’ottobre precedente, che aveva generato il panico tra i genitori.

Il sospetto era che si fosse diffusa qualche infezione letale, come già era successo nell’agosto 2018 quando la Serratia Marcescens aveva attaccato dieci bimbi, uno dei quali morì. Un’emergenza che all’epoca impose la chiusura del reparto per la bonifica radicale e che era sfociata in un’altra inchiesta con 16 indagati (tuttora aperta, sebbene una consulenza abbia scagionato il personale da colpe). Stavolta gli accertamenti eseguiti, incrociati con l’esito delle autopsie sui corpicini (solo tre, gli unici disponibili) smentiscono l’ipotesi del contagio. I casi non appaiono correlati, i piccoli non ce l’hanno fatta per complicanze a cascata derivanti dalla loro intrinseca fragilità, ritiene la magistratura.

«Quei prematuri, in gravi condizioni di salute, sono deceduti per cause naturali indipendenti tra loro – si legge in una nota – potendosi escludere infezioni a trasmissione nosocomiale o responsabilità colpose dei sanitari». La direzione aziendale aveva subito avviato un’inchiesta interna, e al Civile erano pure arrivati gli ispettori della commissione regionale e del ministero della Salute. «L’esito è sempre stato lo stesso: tutto negativo – dice sollevato il primario della Tin Gaetano Chirico –. Non sono state riscontrate anomalie, anzi, ci hanno anche fatto i complimenti, concordando sul fatto che siamo un’eccellenza. La stragrande maggioranza dei nostri piccoli ce la fa, statisticamente registriamo un decesso su dieci. In quel periodo eravamo stati tre mesi senza morti, che poi purtroppo si sono concentrate tutte insieme».