Personale formato con metodo Aba: "I Comuni facciano bandi ad hoc"

La proposta dell’Apri: non si parli solo di numero di ore ma di qualifiche

Personale formato con metodo Aba: "I Comuni facciano bandi ad hoc"

Il professore Carlo Hanau presidente di Apri Associazione Cimadori per la ricerca italiana su sindrome di Down, autismo e danno cerebrale che ha fatto appello ai Comuni

"Perché per le disabilità sensoriali è richiesto personale con specializzazioni ad hoc e per le disabilità cognitive, come l’autismo, ciò non avviene?". Una domanda semplice, eppure ancora senza risposta, quella posta dall’Apri, Associazione Cimadori per la ricerca italiana su sindrome di Down, autismo e danno cerebrale, presieduta dal professor Carlo Hanau, che ha sollevato già nei mesi scorsi il tema finito nella lettera dell’Angsa al Governo. "La cosa più semplice sarebbe che i Comuni, quando fanno gli appalti per gli assistenti all’autonomia e comunicazione, chiedessero di inserire personale preparato – spiega Hanau –. Purtroppo oggi si parla solo di ore, 20, 30, 35, ma se anche fosse dato il massimo con personale non qualificato il problema non si risolve. Bisogna ribaltare il quadro, guardando alla qualità".

Oggi accade, invece, che le famiglie scelgono di seguire i figli con disturbi dello spettro autistico con metodo Aba, che richiederebbe un’omogeneità in casa, a scuola, al parco giochi. "A scuola, invece, questa continuità non c’è – sottolinea Hanau –. Iin attesa di internalizzare le figure, di avere norme nazionali, che hanno tempi di gestione lunghissimi, gli enti locali potrebbero mettere dure righe nel bando, chiedendo che gli operatori siano specializzati in autismo, secondo quanto previsto dalle linee guida e da quanto scelto dalla famiglia. Questo risolverebbe già molto, ma la percezione è che i Comuni non lo facciano per evitare ricorsi. delle cooperative che poi dovrebbero, a loro spese, pagare la formazione ad hoc".

Per questo motivo, l’associazione ha già fatto due segnalazioni all’Anac, per i bandi dello scorso anno dei comuni di Bergamo e di Milano, cadute nel vuoto. Il tema, però, è trasversale a tutti i territori. "A uno studente sordo – conclude Hanau – nessuno si sognerebbe di affiancare qualcuno specializzato in braille. Perché per i disturbi cognitivi, per l’autismo, non è così?".

Federica Pacella