
La polizia
Le insidie della Rete si sono moltiplicate con la solitudine da lockdown. Parola del comandante della Polizia Postale di Brescia, Alberto Colosio, che mette in guardia i genitori dal pericolo di lasciare i propri figli a loro stessi, soprattutto in questo periodo di restrizioni anti Covid. La quattordicenne bergamasca adescata da sei adulti, tra i 18 e i 26 anni, denunciati per detenzione di materiale pedopornografico e atti sessuali con minorenne, ha infatti conosciuto gli adescatori durante la dad e le lunghe giornate trascorse davanti al pc la scorsa primavera. "Non solo bisogna avere il coraggio di parlare chiaramente con i ragazzi, che spesso danno meno peso ai comportamenti tenuti sul Web anziché nella realtà, sbagliando. E’ necessario controllare sempre i loro smartphone, una porta sul mondo da cui può entrare di tutto".
L’indagine "Cometa", curata dalla Postale di Brescia e Milano e dal pm Alessio Bernardi della Procura di Brescia, è iniziata nell’agosto 2020 sulla scorta della denuncia della madre della ragazzina, l’anno scorso in terza media. L’adolescente aveva avuto un cambio radicale: chiusura in se stessa, ombrosità, scarso rendimento a scuola. Il controllo del cellulare ha rivelato un retroscena allarmante, ossia la presenza di una serie di foto e video espliciti, scambiati con più contatti maschili. Gli accertamenti, condotti con il Centro di contrasto della pedopornografia online, hanno permesso di appurare che la quattordicenne aveva scaricato varie app – Telegram, Instagram, Whatsapp – e poi se ne era servita per fare nuove conoscenze.
Credendo di avere a che fare con coetanei, aveva accettato di spogliarsi, scattarsi foto senza veli e riprendersi in video osè. Il materiale è stato rinvenuto puntualmente nei telefoni dei denunciati. Quattro operai, uno studente e un muratore, – uno di Brescia, due di Bergamo, uno di Taranto, gli altri di Milano - tutti incensurati, fatta eccezione per uno già noto alle forze dell’ordine per rissa. Nessuno aveva mai avuto a che fare con la pedopornografia. Solo al ragazzo di Taranto sono state trovate foto a luci rosse di altre minorenni. Ora è in corso l’analisi di telefoni, tablet e pc delle persone coinvolte nella vicenda – vittima compresa – e si indaga per capire se oltre al sesso virtuale vi siano stati incontri reali. Uno dei due bergamaschi infatti vive nello stesso paese della giovane.