REDAZIONE BRESCIA

Polveri e fumi della ghisa fatali a due operai: vertici della fonderia nei guai

Torbole, chiusa indagine a carico di fondatore e direttore di Beatrice Raspa

Infortunio sul lavoro fonderia di Torbole, 23 aprile 2014 , Ph Fotolive Filippo Venezia

Brescia, 16 marzo 2015 - Trascorrono trent’anni in fonderia, a stretto contatto con polveri e fumi nocivi, e poi quando è tempo dell’agognata pensione un tumore ai polmoni li uccide. Ora della morte toccata a due sfortunati operai - Giacomo Rossetti, di Manerbio, e Giuseppe Fogliata, Travagliato, entrambi scomparsi qualche anno fa - per la magistratura deve rispondere la Fonderia di Torbole spa, lo stabilimento per il quale hanno lavorato a lungo. Stando agli studi dello Iarc (l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) l’esposizione al ciclo produttivo della ghisa già dal 1987 è classificato come fattore di rischio del gruppo uno, ossia ha un potenziale di cancerogenità certa, e vede come organo bersaglio proprio il polmone. Inoltre nel caso specifico i titolari della ditta non avrebbero messo in sicurezza gli ambienti né fatto rispettare le misure volte a tutelare la salute dei lavoratori (tanto che tra i dipendenti in pensione è in corso una indagine epidemiologica, ndr). Risultato: il pm Claudio Pinto sulla scorta di una serie di accertamenti eseguiti dai medici del lavoro dell’Università degli studi di Brescia ha accertato un nesso di casualità tra l’insorgenza della malattia e il lavoro svolto nello stabilimento.

Un legame che appare suffragato dalla rispondenza a precisi criteri scientifici, ottenuti incrociando il dato di dieci anni come tempo medio di latenza del tumore, e di cinque di durata dell’esposizione a fattori cancerogeni. Così la procura ha messo sotto inchiesta i datori di lavoro, Umberto ed Enrico Frigerio, padre e figlio, rispettivamente fondatore dell’azienda e direttore generale, ai quali è stato notificato un avviso di chiusura indagini. I due sono nei guai per omicidio colposo e per violazione delle norme per la sicurezza sul lavoro. Rossetti, addetto in fonderia con mansioni variabili per 26 anni, dal 1968 al 1994, e Fogliata, manutentore meccanico per un trentennio, dal 1971 al 2001, sono morti tra i 60 e i 70 anni. Hanno respirato una miscela di sostanze cancerogene: una «elevata e diffusa polverosità ambientale» di silice cristallina, nel 1980 risultata alle frequenti ispezioni in quantità doppia rispetto agli allora limiti di legge, vapori con idrocarburi, fumi metallici e di saldatura. Il tutto mentre in fabbrica per la magistratura si ometteva di adottare interventi per preservare l’integrità fisica degli operai. Nei reparti non sarebbero stati utilizzati idonei sistemi di abbattimento delle polveri né adeguati impianti di ventilazione, né si sarebbe fatto uso regolare di maschere. E ancora: per gli inquirenti i «diffusi e copiosi» depositi di polvere non venivano rimossi e non c’era regolare pulizia. Gli addetti non venivano informati dei rischi né sottoposti alle visite mediche necessarie.