Prevalle, omicidio Jessica Mantovani: un solo imputato. I familiari: c’è chi la fa franca

La 37enne fu ammazzata e gettata nel canale. Indagini chiuse: "Escluso chi ha lasciato la sua firma genetica"

Jessica Mantovani

Jessica Mantovani

Prevalle (Brescia) -  La Procura ha chiuso l’inchiesta sul caso di Jessica Mantovani, la 37enne di Villanuova sul Clisi che il 13 giugno 2019 fu trovata morta nel canale della centrale idroelettrica Bkw Hydro di Prevalle, nel Bresciano. L’avviso di conclusione indagini è stato notificato solo a Giancarlo Bresciani, l’amico cinquantenne di Jessica, il primo a finire sotto inchiesta per omicidio e occultamento di cadavere, mentre per il vicino 24enne, Marco Zocca, che pure era sospettato dei medesimi reati – il gruppetto era legato dal consumo di droga – il pm Gianluca Grippo ha chiesto l’archiviazione. Idem per le altre otto persone indagate in un secondo momento con l’ipotesi che avessero dato una mano a trasportare il corpo fino al canale. Uno sviluppo che ha generato delusione e amarezza nei familiari della vittima, i quali da tempo attendono giustizia e auspicavano una definizione del procedimento diversa, quantomeno per Zocca: "A casa di Bresciani è stato trovato sangue di mia figlia mescolato al profilo genetico di Zocca – dice il padre, Giovanni Mantovani –. Visto che Jessica è morta per un pestaggio, e mai in passato mi era rientrata a casa con ferite tali da provocarle perdite di sangue, né mai prima si era recata al pronto soccorso per botte, qualcuno dovrà spiegarmi come è possibile che quella traccia non sia correlata all’omicidio".

Per questo Mantovani ha già dato mandato all’ avvocato Marino Colosio perché prepari un’opposizione alla richiesta di archiviazione, da discutere davanti al gip. Mantovani vide l’ultima volta la figlia, problemi di tossicodipendenza, una vita difficile, il 12 giugno dopo averla accompagnata nel pomeriggio a casa di Bresciani.

Alle 20,30 avrebbe dovuto tornare a riprenderla, ma l’uomo riferì che lei se n’era già andata per conto proprio. Nell’abitazione del cinquantenne è stato trovato sangue della 37enne. E sul materasso, in camera, il Dna di Jessica mescolato a un profilo genetico riconducibile a Zocca. Bresciani e Zocca però si sono sempre detti innocenti. Zocca inizialmente aveva anche negato di conoscere la vittima, sebbene agli atti vi siano chiamate a raffica a casa Mantovani e chat cancellate con Bresciani. Il Ris di Parma però ha smontato le presunte tracce ematiche repertate su una coperta sequestrata a casa del giovane – non si tratta di sangue – né su tre auto degli altri indagati.