
Il ritrovamento dell'auto carbonizzata di Floriano Gorni
Brescia, 26 novembre 2018 - «Ormai solo un miracolo può aiutarmi ad avere giustizia. Quello che mi fa più male è che gli assassini se ne stiano tranquilli tra noi. Mentre a me è cambiata la vita, mi hanno tolto un papà, un amico, un fratello». Aveva solo 21 anni Pierangelo Gorni quando il padre Floriano, 49 anni, cavatore di marmo di Borgosatollo descritto come «tutto casa e lavoro», una vita senza ombre, all’alba di una mattina esce e viene ammazzato a colpi di fucile e pistola.
Era l’8 aprile 2004. Un’esecuzione spietata rimasta senza colpevoli e senza movente. Un mistero. Per il figlio, oggi 36enne, un incubo che continua a presentargli il conto. «È impossibile andare avanti senza sapere nulla – racconta -. Il mio cervello non trova pace. Le ho provate tutte per fare riaprire le indagini ma non c’è stato verso. Mi sento abbandonato». Di recente il dolore di Pierangelo è stato risvegliato dalla notizia di un altro omicidio, quello di Manuela Bailo, la 35enne di Nave uccisa dall’amante e collega Fabrizio Pasini. «Il papà di Manuela è un caro amico. Siamo stati colleghi per 10 anni (presso Ubisistemi, ndr) e cerco di stargli vicino come posso. Lui però almeno potrà sperare nella giustizia. Io no». Il corpo di Gorni fu avvistato in un terreno agricolo alle porte di Castenedolo da una donna che faceva jogging. Nudo, con indosso solo mutande, canottiera e calzini. Due colpi di pistola in testa e due fucilate alla schiena.
A poca distanza c’era anche la sua Fiat Uno rossa incendiata. Della tuta da lavoro, degli effetti personali e del telefonino non fu mai trovato nulla. A mancare, pure un vecchio orologio che l’operaio indossava sempre. Un regolamento di conti? Una vendetta? Uno scambio di persona? Carabinieri e magistratura scandagliarono a fondo ogni piega della vita del cavatore di marmo, ma nessuno, né familiari e amici, né i colleghi della cooperativa di cavatori di Botticino Mattina dove il 49enne era socio, fornì la chiave per una svolta. Chi può avere avuto interesse ad ucciderlo? «Mio padre era un uomo buono, non aveva nemici - continua Pierangelo, impotente e pieno di rabbia -. Per anni ho fatto avanti e indietro dalla caserma dei carabinieri per suggerire spunti e tenermi informato. Nel 2009 però l’inchiesta è stata archiviata». Il cuore di questo giovane uomo, figlio unico, che racconta di non parlare mai del delitto con la madre per evitare di turbarla, che coltivava il sogno di andare a pescare salmoni in Alaska con il padre, sussultò nel 2011 per una telefonata anonima: «Questi sono gli assassini o comunque c’entrano qualcosa» disse la voce. Pierangelo ricominciò a fare avanti e indietro in caserma, venne riascoltato a lungo. Ma gli accertamenti non sfociarono in nulla: «Mi hanno detto che è stato uno scherzo di cattivo gusto. Niente altro».