Omicidio Fagoni, la moglie assassina in aula: “Ho difeso mio figlio, ma potrei aver ingigantito il pericolo”

Nuvolento, il drammatico racconto tra le lacrime di Raffaella Ragnoli. “Gli puntava il coltello alla gola e gli ripeteva ‘vuoi vivere o morire?’”

Nuvolento (Brescia) – “Gli aveva puntato il coltello alla gola e gli ripeteva “vuoi vivere o morire?” E mio figlio: “papà, io voglio vivere”. Allora ho preso un coltello dal ceppo e gliel’ho puntato per fargli capire che cosa si provava ad avere un coltello addosso. Lui mi ha riso in faccia e mi ha dato una spinta, sono caduta. Mi sono rialzata e ho visto che metteva la mano sul coltello da carne che aveva puntato a mio figlio. Ho pensato che ci avrebbe ammazzato tutti e l’ho colpito. Non ricordo quante volte e dove, ma so che quel coltello non l’avrei lasciato per nulla al mondo".

Raffaella Ragnoli
Raffaella Ragnoli

È il drammatico racconto reso tra le lacrime in Assise da Raffaella Ragnoli, la 58enne di Nuvolento che il 28 gennaio 2023, la pizza fumante appena messa in tavola per cena, ha ucciso con sei coltellate il marito, Romano Fagoni, 60 anni, sotto gli occhi del secondogenito quindicenne.

Romano Fagoni e la moglie Raffaella Ragnoli
Romano Fagoni e la moglie Raffaella Ragnoli

La donna, 30 anni di matrimonio con un uomo avvezzo all’abuso di alcol (e in passato anche alla droga) ha sempre sostenuto di avere agito per legittima difesa, convinta che il marito, fissato che il figlio non fosse abbastanza “uomo” e “virile”, gli avrebbe fatto del male. Ieri però, incalzata dal presidente, Roberto Spanò, ha corretto il tiro: "Di certo quella sera ho percepito una minaccia. Pensavo solo a mio figlio. Ci ho ragionato ogni giorno, io amavo Romano e mi sembra impossibile essere stata artefice di un omicidio. In quel periodo vivevo un periodo di forte stress, avevo mia suocera da accudire, mio marito che beveva, aveva problemi di salute, e litigava con tutti. Io ero distrutta, potrei avere ingigantito, vedendo un pericolo più grande di quanto non fosse".

Dichiarazioni che hanno spinto la Corte a disporre una perizia psichiatrica (sarà affidata a Giacomo Filippini il 16 aprile). La donna ha riavvolto il nastro della storia, da quando, lei 19enne, appena diplomata in Ragioneria, conobbe la vittima, poi sposata nel ‘92: "Era un delinquente, lui stesso si definiva così, e io ne ero rimasta affascinata - ha dichiarato - Sosteneva di aver sotterrato un kalashnikov, e una volta nel ‘97 me lo puntò. Dopo aver smesso con la coca aveva preso a bere, e in quei casi perdeva il lume della ragione. Diceva che aveva una calibro 38".