Omicidio Bozzoli, l’esperimento nel forno: niente scoppi. Farlo sparire era possibile

Brescia, il test del suino gettato nel crogiuolo smentisce i periti. Fuori scatta la protesta degli animalisti

Per l'esperimento è stato usato il forno della fonderia Gonzini

Per l'esperimento è stato usato il forno della fonderia Gonzini

Provaglio d'Iseo (Brescia) -  L’esperimento del maiale gettato nel forno della fonderia Gonzini srl, disposto nell’ambito del processo per l’omicidio e la distruzione del cadavere di Mario Bozzoli, è riuscito. Il test in scala ha sconfessato la tesi sostenuta in aula dai consulenti dell’accusa secondo cui l’ipotesi di un’eliminazione dell’imprenditore in uno dei forni della sua fonderia di Marcheno - Bozzoli sparì alle 19,13 dell’8 ottobre 2015 - pareva impossibile per l’elevato rischio di una catastrofica esplosione.

Ieri un maiale di 13,2 kg, selezionato tra quelli morti di morte naturale, avvolto in panni per simulare gli indumenti indossati, alle 15,10 è stato calato in un crogiuolo a 980 gradi. A farlo, il titolare Fabio Gonzini, sorvegliato da vigili del fuoco pronti a intervenire. Risultato: non c’è stato alcuno scoppio. Solo una fumata bianca, che si è diffusa per qualche minuto nel capannone - ma non fuori -, così come zaffate di pelo e carne abbrustoliti, nitidamente percepibili all’esterno, a ondate. Mentre per quanto riguarda il cattivo odore diffuso nei paraggi del forno, le parti sono in disaccordo. Per l‘ex procuratore generale Marco Martani era "lieve, e gli aspiratori sono stati tenuti di proposito spenti per tre minuti per ricreare una situazione simile a quello che accadde alla Bozzoli" (l’8 ottobre 2015, una decina di minuti dopo la scomparsa di Mario, dal forno grande promanò una fumata bianca anomala che bloccò gli aspiratori). Per i legali di parte civile, la percettibilità era "soggettiva" (così Vieri Barzellotti) mentre per la difesa di Giacomo Bozzoli, nipote della vittima imputato in Assise e ieri presente al test, "forte e nitido" (così l’avvocato Giovanni Frattini).

Per l’intero pomeriggio - il presidente della Corte Roberto Spanò e i giudici sono arrivati in via La Malfa poco dopo le 14 - l’ingresso della Gonzini srl è stato tenuto d’occhio da polizia, Digos, carabinieri. Una quindicina di animalisti hanno infatti protestato contro la prova ‘criminale’. "Non crediamo che Cuore sia morto di morte naturale – hanno urlato al microfono esponenti del Fronte liberazione animale –. Chiederemo l’accesso agli atti. La vostra è una giustizia insanguinata".

Sotto lo sguardo di giudici, magistrati, consulenti, legali, imputato, moglie e sorella della vittima tenuti a distanza di sicurezza, il maiale prima è stato appoggiato sul bagno di metallo. Poi, a distanza di tre ore, ormai disidratato, spinto a fondo. Alle 18,30 il forno è stato spento ed è stata eseguita la ricerca dei residui della combustione, trasferiti in una carriola in attesa del raffreddamento e della pesata. Chi ha visto sostiene siano pari a un mezzo sacchetto della spesa. Stamani i periti, il medico legale di Genova Camilla Tettamanti e l’ingegnere Antonio Boccardo, campioneranno il Dna all’interno del crogiuolo, in cerca delle tracce. Nel caso di Mario Bozzoli, nel suo forno - spento però a una settimana dalla misteriosa scomparsa - non ne fu trovata nessuna.