Rezzato, vai dall’oculista e aiuti i bimbi siriani

La cooperativa Starterprius ha pensato a un originale sistema per aiutare i giovani a frequentare le poche scuole rimaste aperte. A idearlo un medico siriano e la moglie bresciana

SPERANZA Sopra, alcuni studenti che stanno beneficiando del progetto A destra,  Luisa Cappello  e Nicola Hauranieh che hanno trasformato in realtà la loro idea

SPERANZA Sopra, alcuni studenti che stanno beneficiando del progetto A destra, Luisa Cappello e Nicola Hauranieh che hanno trasformato in realtà la loro idea

Brescia, 28 agosto 2016 - Una visita dall’oculista per aiutare i bambini di Damasco a studiare. E’ l’originale meccanismo messo in piedi dalla cooperativa sociale Starterprius di Rezzato, nata nel 2013 dalla volontà di alcuni amici, professionisti in ambito sociale, sanitario ed educativo. Tutto inizia quando Nicola Hauranieh, oculista siriano, bresciano d’adozione, ospita la sorella con i suoi nipoti nella casa di Rezzato, dove vive con la moglie Luisa Cappello, medico all’ospedale di Desenzano. «Il primo giorno in cui i bambini si sono svegliati qui – ricorda Nicola – si sono meravigliati del silenzio. Questo ci ha colpito, ci siamo resi conto del fatto che stanno crescendo ma senza serenità».

Tante famiglie hanno lasciato la Siria, ma tante ancora vivono nelle città. Si cerca di ritagliarsi spazi di normalità, appena svanisce il rumore dei razzi, i più piccoli escono a giocare. Ma non è facile. Nicola e Luisa hanno deciso di fare qualcosa per chi è rimasto lì, come i loro nipoti. «Parlando con loro – racconta Luisa – ci siamo resi conto di quanto una cosa normale, come studiare, là sia difficile. Le scuole sono ridotte ad un quinto, le pubbliche fanno i turni di due al giorno a gruppi. Chi abita distante difficilmente riesce ad andarci. Ma senza scuola non c’è futuro. Da qui, abbiamo pensato di far qualcosa su questo fronte».

Il progetto della Starterprius Onlus ha preso forma grazie al supporto di un arcivescovo siriaco, Kawak Dionysius Jean, anche presidente del «Comitato per lo sviluppo patriarcale Sant’Efrem», ente istituito per aiutare le persone sfollate nella zona di Damasco a causa del conflitto in corso. «Loro hanno delle scuole – spiega Nicola – noi in pratica mandiamo i fondi per consentire ai bambini di frequentarle regolarmente: copriamo dalle spese per il bus alla retta scolastica fino alla cancelleria. Sono scuole riconosciute, per cui i bambini possono poi proseguire negli studi fino all’università». Partiti con cinque piccoli studenti, l’anno scorso la Onlus è riuscita a garantire l’istruzione a 15 per due anni consecutivi. Far studiare un bambino costa tra i 300 e i 400 euro.

I fondi fino a qui sono stati raccolti con eventi di solidarietà, anche col sostegno delle canossiane (nei prossimi mesi ci sono in programma già due cene di beneficenza). Ma l’obiettivo finale, quando la guerra sarà finita, è di costruire una scuola e per questo serve una marcia in più nella raccolta fondi. Da qui l’idea di mettere al servizio della causa anche la propria professionalità. «Come cooperativa – spiega Nicola – abbiamo già degli oculisti che espongono il simbolo della Onlus e che devolvono una percentuale delle visite al progetto». In pratica, con una visita oculistica si sostiene il progetto a Damasco. Una spinta in più dovrebbe arrivare dall’adesione a Pronto salute, rete di cooperative sociali locali promossa da Confcooperative, sensibile ai principi della cosiddetta «medicina sostenibile», che fa bene ai pazienti, che possono usufruire di prezzi calmierati, di poco superiori ai ticket, e, in questo caso, anche ai bambini.