Nuda in auto: "Sto passando un brutto momento"

Così ha detto alla polizia la bresciana trovata chiusa nella vettura con la figlioletta alla Darsena di Pisa

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"Sto passando un brutto momento". Poche parole alla polizia, che per ora non hanno contribuito a sciogliere il mistero, ancora da indagare, della mamma bresciana che la notte di Pasqua è stata trovata nuda, chiusa in auto insieme alla figlioletta di otto anni, alla Darsena di Pisa. A trecento chilometri da casa, in provincia di Brescia. Per quale ragione, non si sa. La vicenda presenta infatti una serie di interrogativi ai quali la Mobile pisana sta cercando di dare risposte. La donna, circa quarant’anni, sconosciuta fino a quel momento alle forze dell’ordine e ai servizi sociali, è stata avvistata per caso intorno all’una e quaranta tra il 16 e il 17 aprile su una Opel parcheggiata a poca distanza da un canale d’acqua, profondo mezzo metro, alla Darsena, in mezzo ai cantieri navali deserti. Con lei, chiusa in macchina, la bambina. Entrambe erano senza vestiti - rintracciati fuori dalla vettura -, non avevano né valigie, né telefono, e apparivano in stato confusionale. A notarle è stata una guardia giurata che si occupa della sorveglianza. Il vigilante ha subito allertato il 112 e le due sono state accompagnate in ospedale per accertamenti. A quanto si è appreso stanno bene, almeno sotto il profilo della salute fisica. Poi si è attivata la polizia per ricostruire il retroscena di quel gesto all’apparenza sconclusionato. Mamma e figlia pare che non presentassero segni di violenza, né di intossicazione da farmaci o da stupefacenti. Non erano nemmeno in ipotermia. Un altro punto fermo è che alle 17,40 del venerdì precedente la sorella della donna ne aveva denunciato la scomparsa. La sapeva depressa dopo una separazione dal compagno, e non riuscendo a mettersi in contatto con lei si era preoccupata. Gli inquirenti però, che stanno visionando le immagini delle telecamere per individuare il momento di arrivo della Opel a Pisa, allo stato non avrebbero elementi per sostenere che la donna fosse intenzionata a compiere un gesto estremo coinvolgendo la bimba. In auto non c’erano biglietti. Non è inoltre chiaro come eventualmente il doppio suicidio avrebbe dovuto compiersi. Né i poliziotti hanno trovato appigli per sostenere l’appartenenza a qualche setta satanica, pista che viene esclusa. Rimane da capire il perché di quel viaggio da Brescia. Forse voleva solo raggiungere la Sardegna, la sua regione d’origine.