Niente grano da Kiev Allevamenti in crisi

Nove milioni di animali rischiano di non avere più mangime fra meno di due mesi

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di Federica Pacella

Non è più solo una questione dei prezzi delle materie prime, che pure stanno diventando insostenibili: ora gli allevatori temono di non riuscir più a reperire mangime per gli animali. Il Bresciano, con oltre 1,3 milioni di suini, circa 450 mila bovini e più di 7 milioni di avicoli, è in fibrillazione, perché gli animali potrebbero presto restare a secco, dopo la decisione del Governo ungherese di stoppare l’export di grano e altri cereali e dei semi di soia e girasole, che si aggiunge allo stop forzato dall’Ucraina e alla decisione della Bulgaria di ridurre i volumi delle vendite all’estero. Un problema non da poco, visto che Ungheria e Ucraina sono i primi esportatori dei cereali per l’alimentazione animale in Italia . "Chi si occupa dei mangimi ci dice che la disponibilità delle scorte è per un mese, un mese e mezzo – spiega Luigi Barbieri, titolare di un’azienda agricola a Seniga con un migliaio di capi, nonché vicepresidente di Confagricoltura Brescia – bisognerebbe attivarsi subito per risolvere il problema". Come?

"Gli altri grossi produttori mondiali sono Stati Uniti e Sud America – spiega Barbieri –. Gli accordi commerciali vengono fatti dagli importatori, ma ci vorrebbe che l’Italia, l’Europa chiedesse aiuto agli Stati Uniti rapidamente, perché poi per far arrivare qui le materie prime ci vuole tempo, visto che viaggiano in nave. Di fatto, stanno venendo al pettine tutti i punti deboli della nostra Europa, delle politiche che hanno imposto di lasciare i terreni non coltivati, di non usare gli Ogm. Così siamo passati dall’autosufficienza all’avere il 50% del prodotto rispetto a quello che serve". Intanto, i prezzi lievitano. "In un giorno – sottolinea Barbieri – il prezzo del mais è salito di 8-9 euro al quintale, mai accaduto prima. Siamo passati, dai 17 euroq pre-Covid ai 40 di oggi, con una speculazione impressionante. A questo si aggiunge l’aumento del gasolio, raddoppiato: anche su questo, i fornitori ci dicono di comprarlo ora, perché non possono garantire di averlo a lungo". Se i prezzi potrebbero essere riassorbiti dall’aumento di quelli di vendita, l’approvvigionamento non è facile da risolvere. Per il presidente di Confagricoltura Giovanni Garbelli, non si può perdere più neanche un minuto. Per Valter Giacomelli, presidente Coldiretti: "È saltato ogni schema: c’è il rischio che sparisca il settore zootecnico".