
L’arrivo del feretro in chiesa
Brescia, 17 aprile 2018 - In tanti ieri pomeriggio nella parrocchiale di Bienno hanno voluto portare il loro ultimo saluto ad Andrea Morandini, il 35enne del paese della Val Camonica morto venerdì sera dopo essere stato travolto da una valanga tra il passo Crocedomini e il Maniva mentre con altri tre amici stava viaggiando fuori pista con le motoslitte.
Il feretro dell’uomo è partito dalla camera ardente allestita nella chiesetta dei Beati a Cividate Camuno (Morandini è deceduto intorno alle 21 di venerdì in ospedale a Bergamo, dove era stato trasportato dopo che i soccorritori lo avevano estratto dalla valanga in condizioni disperate) e ha raggiunto, accompagnato da amici e conoscenti, la chiesa del paese camuno dove la sua famiglia, il padre è imprenditore, era molto conosciuta. Una tragedia che ha ricordato, seppur con un esito molto meno drammatico, quella del gennaio 2008 quando sotto una valanga al Dosso dei Galli morirono quattro persone, anche allora su motoslitta, mentre in sette riuscirono a salvarsi.
Mentre Bienno piange Andrea Morandini, in Procura a Brescia il sostituto procuratore Claudia Moregola è al lavoro per fare chiarezza su quello che venerdì è accaduto. Il magistrato ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e disastro. Al momento non ci sarebbero grandi novità: il pm sta attendendo tutti gli atti per riuscire a ricostruire con esattezza la dinamica e accertare le responsabilità. Nel frattempo nel registro degli indagati sono finiti i tre amici che con la vittima stavano utilizzando le motoslitte nonostante una ordinanza da una decina di anni vieti il transito in quella zona. Andrea Morandini secondo il loro racconto era l’ultimo della comitiva e il fronte nevoso di circa 200 metri che si è staccato dalla montagna ed è scivolato a valle per quasi mezzo chilometro non gli ha dato scampo. Un altro dei ragazzi è stato parzialmente travolto, ma si è salvato. I compagni hanno cercato di liberare Morandini dalla neve ma non ci sono riusciti: è stato estratto solo dai soccorritori, ma una volta giunto a Bergamo è deceduto. Il gruppo di escursionisti che è riuscito ad uscire incolume dalla valanga ora rischierebbe parecchio. Sono infatti diversi i divieti che non avrebbero rispettato arrivando in quota con le motoslitte.
C’è ad esempio quello che la Provincia di Brescia ha messo nero su bianco con una ordinanza (con tanto di cartelli che ricordano il pericolo di valanghe) che già dall’inizio della stagione invernale ha chiuso al transito la 345 da Bazena sale fino al al Maniva. A questa si deve aggiungere sia una legge regionale del 2008 che vieta il passaggio dei mezzi a motore in tutta l’area teatro della valanga e poi il divieto di circolazione con le motoslitte all’interno del parco dell’Adamello emesso dall’ente che lo gestisce.