REDAZIONE BRESCIA

Madre muore in sala parto, "i medici non hanno colpe"

Le perizie della Procura scagionano l’èquipe sanitaria di Beatrice Raspa

Chirurghi in sala operatoria (foto d'archivio)

Desenzano del Garda (Brescia), 17 novembre 2014 - Lo staff medico di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Desenzano del Garda non ha colpa per la morte di Stella Migale, la 37enne di Castiglione delle Stiviere deceduta il 24 giugno scorso in sala parto mentre dava alla luce il suo secondogenito, Andrea. Gli otto operatori che si sono avvicendati nell’assistenza della donna nelle ultime ore di gestazione hanno seguito «un iter procedurale corretto». Nuovi sviluppi nell’indagine della Procura su medici e anestesisti del reparto neonatale della struttura sanitaria desenzanese, dove otto professionisti sono finiti sotto inchiesta. Solo lunedì scorso nello stesso ospedale una bimba, Sofia, è morta mentre veniva alla luce. La madre, di nuovo una donna di Castiglione delle Stiviere, stavolta non avrebbe riportato conseguenze fisiche ma della vicenda è stata informata la Procura, che ancora non ha chiuso il fascicolo sul caso della signora Migale.

La consulenza tecnica affidata dal pm Eliana Dolce a un medico legale – la dottoressa Chen Yao di Pavia – e a un ginecologo – Enzo Rezzonico, di Como – scagiona l’équipe in relazione al dramma di giugno. «Non si evidenziano profili di colpa professionale», è la conclusione dei periti. Stella ha perso la vita per una sindrome di embolia amniotica, evenienza rara (un caso su 40mila parti), «imprevedibile e non preventivabile», con tassi di mortalità del 60 per cento. Un esito contestato dai parenti della 37enne, determinati a dar battaglia con una controperizia e convinti che non tutto il possibile è stato fatto. Soprattutto per il piccolo Andrea, che per la carenza di ossigeno protratta è rimasto in coma per mesi, si è salvato per miracolo ma ha riportato danni permanenti.

L’attenzione degli esperti si è concentrata sui tempi e i modi di esecuzione del cesareo, sulla somministrazione dell’epidurale, sull’asportazione finale dell’utero. Risultato: la modalità di induzione del travaglio e la sorveglianza fetale avrebbero rispettato i requisiti delle linee guida. Non erano state ravvisate controindicazioni all’analgesia e quando il battito del cuore del bimbo ha rallentato lo staff è intervenuto con una «reazione immediata» eseguendo il cesareo «in tempi minimali» e correttamente. Dopo il primo arresto cardiaco la madre è stata oggetto di indagini di laboratorio e di una terapia intensiva corrette e «tempestive». E l’asportazione dell’utero in extremis non presenterebbe nessi causali con la morte di Stella Migale, in una situazione così compromessa da avere un terzo arresto cardiaco poi risultato «fatalmente irreversibile».