Micro-particelle e morti Il calo non basta

L’aria migliora in tutta Europa. Le morti premature sono in calo ma, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), l’inquinamento atmosferico è ancora il maggiore rischio ambientale per la salute. A certificarlo è il documento “Air quality in Europe 2022“ pubblicato a fine marzo: il 96 % della popolazione urbana dell’Unione europea è risultato esposto a concentrazioni di particolato fine (Pm2,5) superiori alla soglia di 5 microgrammi per metro cubo d’aria stabilito dalle linee guida dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità. Nel 2020, 238mila persone sono morte prematuramente a causa del Pm2,5, particelle di diametro inferiore ai 2,5 millesimi di millimetro, capaci di penetrare in profondità nel sistema respiratorio. L’inquinamento da biossido di azoto ha provocato 49mila decessi prematuri nell’Unione europea, mentre all’esposizione all’ozono se ne attribuiscono 24mila.

La Pianura Padana risulta una delle zone con il tasso più alto di morti premature provocate dal Pm 2,5. L’ultima stima è del 2020: 15.170 decessi prematuri rispetto alle 18.402 del 2005. Entro il 2030 l’Europa chiede di dimezzarle e, nonostante il miglioramento, la strada è ancora lunga. Il trend 2023 relativo alle concentrazioni di Pm 2,5 boccia Monza: bollino rosso con una media annuale di 29 microgrammi per metro cubo. Il limite (per ora) è 25. Bergamo con 24 e Sondrio con 22 sono “arancioni“, mentre gli altri capoluoghi rientrano nei valori massimi: Como 21, Milano e Cremona 20, Pavia 18, Brescia, Varese, Mantova e Lodi 17. La migliore è Lecco con 15.

Dall’analisi delle medie degli ultimi anni (dal 2015), emerge un miglioramento delle concentrazioni di particolati di piccole dimensioni nell’aria. Analogo l’andamento anche del biossido di azoto: la media annuale (40 microgrammi il limite) tra il 2021 e il 2022 è scesa ovunque ad accezione di Varese (da 26 a 29). Nessuno sfora i valori massimi.

L.B.