Marcheno, omicidio Bozzoli. La ex del nipote: "Voleva uccidere lo zio"

Jessica Gambarini ha confermato l’odio covato da Giacomo, unico imputato: "Voleva che collaborassi assicurandogli un alibi, non pensavo dicesse sul serio"

Goacomo Bozzoli

Goacomo Bozzoli

Marcheno (Brescia), 18 novembre 2021 - A distanza di cinque anni ha riconfermato tutto. Sentita ieri come teste in Assise al processo per il mistero della fonderia di Marcheno – uno dei titolari, Mario Bozzoli, sparì la sera dell’8 ottobre 2015, e unico imputato di omicidio è il nipote Giacomo – Jessica Gambarini non ha avuto dubbi. Ha ripuntato il dito contro l’ex fidanzato: "Durante la nostra storia Giacomo mi ha sempre palesato il suo odio per lo zio, più volte mi ha ripetuto che il suo intento era ucciderlo".

A detta della ragazza, una parrucchiera che conobbe l’imputato a 17 anni nel 2008 a una serata alla Palafitte, un locale sul lago d’Iseo, l’ex la coinvolse in un piano dettagliato. "Voleva che prendessi la sua ML, transitassi in autostrada così che il Telepass avrebbe registrato il passaggio, e andassi a dormire a casa mia. Lui si sarebbe procurato stivali di qualche numero più grande, avrebbe aspettato lo zio sul retro della casa di Marcheno per poi colpirlo alle spalle. Poi lo avrebbe portato in un bosco, non so quale. Il giorno dopo mi avrebbe chiamata da una cabina per andare a recuperarlo sempre passando in autostrada così da fornirgli un alibi. Non pensavo dicesse sul serio. Dallo zio era ossessionato. Ogni volta che me ne parlava, toglieva la batteria e la Sim dal telefono. Era per un questione di eredità. Lui e il fratello lavoravano in fonderia, mentre i cugini no, li riteneva degli incapaci e diceva non fosse giusto avessero il 50%. Aveva un coltello a serramanico e una pistola, che era nella camera dei genitori. Giacomo si divertiva a prenderla, mettere il proiettile, rullare e a giocare alla roulette russa puntandomela alla testa. Se mi rifiutavo mi picchiava". Jessica ha riferito di avere saputo della scomparsa di Mario il 10 ottobre da una telefonata della madre. "Lei mi parlò di Adelio, ma a me si accese una lampadina e le chiesi subito: sicura mamma non si tratti di Mario?". Alle 14.01, mezz’ora dopo quella chiamata, la giovane chiamò i carabinieri per raccontare quanto sapeva. Jessica sostiene di avere lasciato Giacomo a inizio 2012: "Non ne potevo più del suo atteggiamento manesco. Una volta mi ha buttato dalle scale e preso a calci in pancia e sono finita al prontosoccorso. Ci ho messo molto a finire quella storia. Lui minacciava che avrebbe fatto saltare per aria casa dei miei, mi attendeva ore fuori dal salone e avevo paura". La difesa dell’imputato, che l’ha denunciata per calunnia – la Procura vorrebbe archiviare ma c’è opposizione – la ritiene tuttavia contraddittoria e poco credibile. Ma non è tutto. Il presunto progetto omicidiario ieri è tornato anche nelle parole di Alessandro Di Domenico, finanziere di stanza Monza, che a novembre 2015 ricevette le confidenze della ex. La signora, poi deceduta, gli raccontò di avere frequentato Giacomo con il secondo marito, Geri Pucci, un albanese molto amico dell’imputato. Durante una cena avrebbe sentito Giacomo dirgli: "Allora vecio (vecchio, ndr), quando lo facciamo fuori?". E lui: "Tranquillo, risolviamo". In Assise ieri è stato sentito pure Alex Bozzoli, all’inizio coindagato con il fratello e poi archiviato. "Tuttora mi chiedo dove sia finito mio zio. Di sicuro non ho visto Giacomo trasportare un sacco con dentro un uomo. Mio fratello rischia l’ergastolo ma è innocente, così come lo sono io".