
Ragazza in spiaggia
Manerba del Garda (Brescia), 18 dicembre 2018 - «Mi dispiace per quello che ho fatto. Ero ubriaco e non mi sono reso conto che quello che stavo facendo. Sono pentito». Lo ha voluto ribadire in aula il 17enne che lo scorso luglio è finito in carcere al Beccaria di Milano con l’accusa di avere abusato sessualmente lo scorso luglio di una coetanea danese in vacanza sul Garda insieme alla famiglia. Ieri mattina, in un’aula del tribunale dei Minorenni di Brescia, si è celebrato il processo che il ragazzo, difeso dall’avvocato Francesca Flossi, ha chiesto si svolgesse con il rito abbreviato. Il diciassettenne di origine straniera ha chiesto di potere accedere all’istituto della messa alla prova.
Il tribunale ha rinviato il processo alla fine del prossimo febbraio per visionare, analizzare e dare un giudizio sul progetto di recupero presentato dalla difesa del ragazzino. «E’ in carcere da mesi e in questo periodo sembra avere dimostrato il pentimento per quello che ha fatto – spiegano gli inquirenti che hanno avuto modo di prendere in mano la relazione fatta all’interno del penitenziario minorile di Milano – Nelle prossime settimane verrà preso in mano il progetto e valutato». Il 17enne era stato arrestato insieme ad altri due coetanei lo scorso luglio con l’accusa di avere abusato sessualmente di una ragazza danese loro coetanea che in quei giorni di trovava in vacanza sul Garda. La giovane era stata bloccata dal terzetto di ragazzi nei pressi di una discoteca di Manerba del Garda e lì era scattata la violenza. Mentre uno dei tre aggressori, il 17enne che ieri è finito davanti al giudice cercava di spogliarla, gli altri due complici avevano fatto da palo: uno aveva colpito con un pugno il fratello della turista, l’altro si era invece accertato che in quel momento non passasse nessuno.
A impedire che la violenza sessuale prendesse altri connotati era stato l’arrivo di una pattuglia dei carabinieri impegnati in una normale controllo del territorio. Alla vista dell’auto dei militari, i tre aggressori si erano allontanati permettendo alla vittima di fuggire. Il terzetto era stato individuato e fermato qualche giorno dopo. Il 17enne a processo ieri era finito in carcere; gli altri due suoi coetanei erano invece finiti uno in comunità e l’altro ai domiciliari. Anche loro hanno chiesto la messa alla prova.