FEDERICA PACELLA
Cronaca

L’azzardo corre online. Nei piccoli borghi come a Las Vegas: "Fenomeno allarmante"

Brescia, il fenomeno è diffuso tra i nativi digitali e crea dipendenza. Smartphone e il pc sono strumenti ideali per mascherare il riciclaggio. Moniga del Garda è in vetta alla spesa pro capite annua con 11.402 euro.

L’azzardo non conosce crisi

L’azzardo non conosce crisi

Sono dieci i comuni lombardi con popolazione tra i 2000 ed i 10mila abitanti dove la media pro-capite spesa in gioco d’azzardo online è più del doppio rispetto alla media nazionale 2023. Secondo l’analisi fatta da Federconsumatori, Cgil e Fondazione Isconn su dati ufficiali dell’Agenzia delle dogane dei monopoli, al primo posto c’è Moniga del Garda, nel Bresciano, terzo in Italia con una raccolta pro-capite di 11.402 euro, in aumento rispetto ai 6,7 mila euro del 2022, e nettamente al di sopra della media nazionale (1.639 euro) e lombarda (1.303 euro). Segue Gravedona ed Uniti nel Comasco (9.314 euro a testa), Mairano sempre nel Bresciano (8.676 euro), Torre de’ Picenardi nel Cremonese (6.287 euro), Dubino a Sondrio (5.763 euro), Offanengo a Cremona (5.356 euro), Casei Gerola nel Pavese (4.549 euro), Chiavenna in provincia di Sondrio (4.110 euro), Caino di nuovo nel Bresciano (4.000 euro a testa), Dongo nella provincia di Como (3.975 euro). Come è possibile che in comuni così piccoli, con poche migliaia di abitanti, si possano registrare giocate online medie che superano i 1.000 euro al mese pro capite (la popolazione di riferimento è quella dai 18 ai 74 anni).

"Da un lato l’azzardo online è sempre di più diffuso fra le giovani generazioni, trai nativi digitali, e contribuisce a sviluppare forme di dipendenza che faticano a essere individuate e curate. Dall’altro lato, l’azzardo praticabile su smartphone e pc, è una vera e propria prateria per il riciclaggio del denaro sporco: anche i piccoli comuni che fanno registrare quote giocate pro capite incredibilmente alte potrebbero rientrare in questa ultima fattispecie. Una parte di queste giocate anomale potrebbero essere ricondotte anche alla presenza, in un piccolo Comune, di uno o due giocatori ‘professionisti’, capaci di muovere somme ingenti (non necessariamente proprie) e capaci di alterare il dato complessivo di quella realtà. In questo caso saremmo di fronte ad una attività probabilmente legale, ma i soggetti preposti ai controlli potrebbero procedere con tutti gli accertamenti del caso. È del tutto evidente che non esistono le improvvise epidemie da azzardo, concentrate in un solo Comune". In ogni caso, si tratta di un fenomeno sociale allarmante, con ricadute importanti anche nel campo sanitario, che è ancora poco noto anche nella sua entità: basti pensare che i dati sulla raccolta riguardano solo l’online, mentre non sono fruibili i dettagli sul gioco fisico, che sarebbero utili agli amministratori locali ed alle autorità competenti per fare verifiche e controlli. I dati sono, del resto fondamentali per evidenziare le criticità. Secondo il rapporto, ad esempio, "la provincia di Brescia segnala, anche in questa indagine, la necessità di approfondimenti su alcuni dati": nei primi 10 comuni, ben due sono bresciani (Moniga e Mariano). Secondo i curatori del rapporto, ci sono una serie di fattori.

"I Comuni non possono essere lasciati soli ad affrontare il problema – sottolinea Cristina Tedaldi, presidente Acb- Associazione comuni bresciani e sindaca di Leno – noi ci stiamo occupando di questi temi da anni, dal 2015. Con l’online il fenomeno è esploso e, soprattutto, è diventato ancora più difficile intercettarlo. Servono più risorse, invece sembra che la manovra andrà a tagliare fondo e osservatorio sul Gap. Tutto il contrario di ciò che servirebbe".