"Lavoriamo per sostenere le spese. In questo corso diventa difficile". Brescia, il coordinatore di Studenti Per-Udu: anche le paghe basse incidono

Il calo di candidati ai corsi di laurea in professioni sanitarie a Brescia è dovuto a questioni economiche e di prospettive. Gli studenti trovano difficile conciliare studio e lavoro, mentre gli stipendi bassi e i rischi sul lavoro scoraggiano. È necessario intervenire per valorizzare queste figure essenziali per la società.

"Lavoriamo per sostenere le spese. In questo corso diventa difficile". Brescia, il coordinatore di Studenti Per-Udu: anche le paghe basse incidono

attia Rebessi, coordinatore Studenti Per -Udu dell’Università degli studi di Brescia «Oggi molti studenti lavorano, anche in corsi dove gli studenti lavoratori non c’erano»

Questioni economiche, ma anche di prospettive. Questo spiega il calo generalizzato di candidati ai concorsi per entrare nei corsi di laurea in professioni sanitarie, come spiegato da Mattia Rebessi, coordinatore Studenti Per -Udu dell’Università degli studi di Brescia. "Oggi molti studenti lavorano, anche in corsi come giurisprudenza dove tradizionalmente gli studenti lavoratori non c’erano – spiega –. Il costo degli affitti, della vita in generale, lo impone. Nei corsi di professioni sanitarie, però, è difficile avere il tempo per lavorare, perché tra lezioni e tirocinio è quasi impossibile poter conciliare le due cose, per questo a fronte di difficoltà economiche, molti rinunciano o si orientano su altre scelte".

Gli sbocchi occupazionali sono stabili e praticamente sicuri, ma per esser realmente appetibili bisognerebbe aumentare gli stipendi. "Da una parte ci sono costi alti per studiare, dall’altra si sa che si andrà verso retribuzioni basse rispetto all’impegno richiesto e ai colleghi in Europa. Ci si metta anche il rischio di subire aggressioni, i conti sono presto fatti. Tuttavia – conclude Rebessi – parliamo di figure che sono essenziali per la società, per cui sarebbe doveroso intervenire per dare il giusto riconoscimento". I dati disponibili sono per ora grezzi, come sottolinea Guglielmo Guerriero, consigliere dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Brescia. "Spesso il numero degli infermieri è quello più elevato, bisogna anche tener conto che iscritti al concorso non sono poi gli immatricolati, quindi un’analisi più approfondita sui dati potrà esser fatta più avanti. Lo scorso anno, però, abbiamo avuto una penalizzazione, perché non c’è un sistema di passaggio, nelle università statali, per cui sui 27 mila iscritti ai corsi di infermieristica a fronte di 23mila posti, al Sud quelli che erano in surplus sono rimasti vuoti, mentre al Centro Nord c’erano meno iscritti che posti, con l’effetto che abbiamo perso migliaia di aspiranti infermieri". F.P.