"La vita di Fausto finita nel macchinario sbloccato"

Il manutentore ucciso dalla prassi di non spegner l’impianto da far ripartire

Migration

Fausto aveva 60 anni, di cui la maggior parte passati in azienda, un’impresa metalmeccanica da 300 dipendenti nella Bassa bresciana. Il 27 settembre, attorno alle 12, è stato chiamato per sbloccare un macchinario che non funzionava. Mentre Fausto lo stava esaminando, il macchinario è ripartito, con lui dentro. Inutili i soccorsi, che pur sono stati immediati: la sua vita è finita lì.

"Per me era un amico, un confidente – ricorda Gianluca Cirimbelli (nella foto), Rls della Fiom Cgil, tra i primi a soccorrerlo – Quando ho chiamato il direttore di stabilimento per chiedere di fermare le macchine, mi sono sentito rispondere di non iniziare a parlare di sciopero, che lo facevo arrabbiare. Intanto a Fausto stavano praticando il massaggio cardiaco. Parliamo di un’azienda seria, che investe nella sicurezza. Però, poi, quello che è accaduto a Fausto è stato per una “prassi“, per evitare di spegnere un macchinario". La vicenda raccontata insieme a quella di Nicola, morto nel 2011 schiacciato da un muletto nelle campagne della Franciacorta (lo ha ricordato Raffaele Massetti, Rls -Fai Cisl) nel convegno promosso da Cgil, Cisl e Uil Brescia “Basta morti sul lavoro“ è molto comune. "Non è vero che alcuni infortuni non si possono evitare – ha commentato Maurizio Fazio, responsabile Itl Brescia – Uno studio sulle sentenze dice che il 94% degli infortuni gravi, gravissimi e mortali non si sarebbe verificato se fossero state seguite le norme. Quel macchinario che ha ucciso Fausto non si doveva accendere durante la manutenzione. Se la legge viene applicata, riduciamo gli infortuni al minimo. L’Expo è stato un esempio, ma nei cantieri c’eravamo tutti, dall’Inail, all’Itl ai vigili del fuoco, perché c’erano le risorse. Noi a Brescia abbiamo un ispettore tecnico a fronte di 200mila dipendenti".

Una svolta è stata il decreto 1462021, che consente di sospendere l’attività imprenditoriale per violazione di sicurezza. "Prima era necessaria la reiterazione, ora la sospensione scatta non appena viene accertata. In un anno, a livello nazionale, ne sono state fatte 4mila". A fronte di 133 infortuni mortali accertati dall’Inail in Lombardia dall’1 gennaio al 31 ottobre 2022 (di cui 24 solo in edilizia, fonte Ats), il punto è passare dal rispetto formale delle norme a quello sostanziale. "Non basta una firma per essere a posto", commentano i segretari di Cgil, Cisl e Uil Brescia (Francesco Bertoli, Alberto Pluda, Mario Bailo). "Formalmente non ci sono mai problemi – spiega il prefetto Maria Rosaria Laganà – ma nella sostanza è diverso. La grande partita è quella dei lavoratori stranieri".

Federica Pacella