FEDERICA PACELLA
Cronaca

La corsa di Maya per tutti i bimbi scalzi

Da una scuola di un villaggio della Moldavia al traguardo delle ultramaratone nelle città del mondo con le iniziative di Unicef Brescia

di Federica Pacella

Una scuola in un villaggio della Moldavia. Un gelato in palio al termine di una corsa campestre. Una bimba di 9 anni che si toglie le scarpette, per non sciupare le uniche che aveva, e affronta 600 metri di strada sterrata col sogno di vincere la corsa e quel premio, lei che non aveva mai assaggiato prima un gelato.

Il lieto fine non era scontato, ma Galina Stratulea, conosciuta ormai come Maya, ci ha messo l’anima per conquistarlo, battendo i suoi compagni che invece avevano potuto correre con scarpe e tuta.

Ed oggi, a 35 anni, è una ultra-maratoneta, che corre a livello amatoriale, ma che sorprende ogni volta i suoi allenatori per la capacità di superare i propri limiti in ogni corsa, da Madrid a New York a Brescia, dove oggi vive. "Ogni volta che taglio un traguardo rivedo sempre quel gelato e quella bambina. Quel ricordo mi dà sempre la forza per affrontare l’ultimo chilometro", racconta Maya. La sua storia l’ha voluta affidare allo scrittore Alessandro Lucà, che l’ha raccontata nel libro ‘Maya – La mia corsa a piedi nudi’, che sarà presentato ufficialmente sabato prossimo, 11 dicembre alle 16,30, all’auditorium San Barnaba di Brescia, tra gli eventi nazionale per il 75° anniversario di Unicef, organizzazione a cui Maya è legata a doppio filo. "Sono cresciuta con questa immagine azzurra, colore di Unicef, nei luoghi che frequentavamo da piccoli. Ai bambini che sarebbero dovuti andare a scuola scalzi, affrontando a piedi il gelo dell’inverno, Unicef dava delle scarpe. Me le ricordo ancora, erano di colore grigio. Andare a scuola mi ha permesso di diventare la persona che oggi sono".

Anche la corsa campestre fu un’iniziativa del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, presente allora in Moldavia come lo è tutt’ora nei Paesi a basso e medio reddito. In quell’occasione, per la prima volta, Maya si è sentita uguale agli altri bambini. E attraverso lo sport, la sua vita è cambiata.

"Una storia di emancipazione", ha sottolineato il presidente del Consiglio comunale di Brescia Roberto Cammarata, nella presentazione dell’evento dell’11. Dal palco del San Barnaba, Maya vuole soprattutto parlare a chi può rispecchiarsi nella sua storia. "Per tutti coloro che attraversano un percorso difficile, soprattutto oggi, dopo questa pandemia – sottolinea – trovare una ragione di vita, come può essere lo sport, permette di cambiare e di esprimere il meglio di sè". La storia di Maya sarà proposta anche nelle Scuole Amiche (e non solo) di Unicef.

"Questa di Maya è la storia di milioni di bambini - sottolinea il presidente di Unicef Brescia, Gianfranco Missiaia – che cerchiamo di aiutare non solo a sopravvivere, ma anche a coltivare i propri sogni".