Irrigazioni anticipate nelle campagne bresciane, per effetto dei cambiamenti climatici. Per l’agricoltura bresciana, la primavera si apre all’insegna della siccità. "Non siamo alla siccità estiva – chiarisce Giacomo Lussignoli, titolare di un’azienda agricola di Ghedi, socio Coldiretti e presidente di Condifesa Lombardia Nord- Est – ma 3 mesi senza pioggia hanno portato i terreni della nostra provincia ad essere secchi, cosa insolita rispetto alla stagione". Uno scenario simile si era registrato lo scorso anno, a causa della distribuzione anomala della pioggia, caduta copiosamente a dicembre per poi, di fatto, sparire. "Ora che c’è la ripresa vegetativa, per cui la carenza idrica incide sulla capacità di produzione. I miei vicini stanno facendo irrigazioni di soccorso sia agli erbai autunno-vernini che ai frumenti. Io ho iniziato le semine del mais, ma la terra è molto asciutta. Se proseguirà così un’altra settimana, bisognerà irrigare anche i mais appena seminati". Nella bassa bresciana, dove l’approvvigionamento d’acqua avviene tramite pozzi, anticipare l’irrigazione significa soprattutto appesantire i bilanci con un surplus di oneri. "Nel mio caso, parliamo di un 20% più di costi, ma l’importante è salvare le colture". Laddove non c’è la disponibilità immediata di acqua, invece, il problema si fa più serio. "Se si dovesse conservare questa anomalia climatica, va fatta qualche riflessione di medio e lungo termine sulle colture". Per accantonare risorse idriche, in vista soprattutto dell’estate, la Regione ha comunque individuato 70 cave lombarde idonee per essere riconvertite in bacini di accumulo, di cui 18 prioritarie, tra cui 9 nel Bresciano, tra Palazzolo sull’Oglio, Castrezzato, Erbusco, Travagliato, Mazzano, Calcinato, Castrezzato.
Federica Pacella