BEATRICE RASPA
Cronaca

Inchiesta “Scarface” Il capo davanti al giudice

Brescia, inizia l’udienza preliminare divisa in più giorni a carico di 27 indagati per la “macchina del riciclaggio“ che contava su un gruppo di imprenditori

di Beatrice Raspa

Lo scorso novembre era finito in carcere con l’accusa di aver messo in piedi un’imponente macchina del riciclaggio grazie alle tv private, le estrazioni del lotto e a un nutrito seguito di imprenditori compiacenti. Ma anche con il supporto di alcuni esponenti delle forze dell’ordine, blanditi con smartphone, biglietti per vedere la Juve, tessere prepagate, affinché poi chiudessero un occhio.

Oggi Francesco Mura, il 41enne astigiano di casa a Erbusco, che la Procura ritiene una sponda in terra bresciana del clan Barbaro-Papalia di Buccinasco, sarà davanti al gup, Francesca Grassani, per l’udienza preliminare. “Scarface”, l’inchiesta che lo scorso novembre aveva coinvolto 27 persone – otto in carcere, sei ai domiciliari, cinque sottoposte a obbligo di dimora e due (l’ex comandante della Polstrada di Chiari, Sergio Motterlini e il maresciallo dei carabinieri della Compagnia di Chiari, Nicola Firrarello) a interdittiva - è prossima al processo. L’emergenza sanitaria, con la necessità di evitare assembramenti in aula, ha però imposto lo spacchettamento da parte del giudice dell’udienza in tre round, con la prospettiva di riunire più avanti le posizioni di quanti sceglieranno riti alternativi. Si inizierà appunto oggi con i primi otto imputati sottoposti a misura cautelare, i cui termini sono in scadenza il primo maggio. Oltre a Francesco Mura, presunto vertice di un’associazione a delinquere fiancheggiatrice della ‘ndrangheta, toccherà ai familiari e a uomini e donne di fiducia. Il padre Mario e la compagna Sabrina Ferchichi, le collaboratrici Maria Dazioli ed Elisa Salerno, la ex fidanzata Gabriella Corsini, Cristiano Barbi e Giuseppe Fiandaca. Il 10 maggio, invece, sono in agenda altri otto imputati con misura non custodiale, prestanomi e titolari di tabaccherie e sale slot che gli avrebbero retto il gioco battendo scontrini e cambiando le intestazioni delle giocate vincenti per incassare denaro ‘pulito’ dei Monopoli: Andrea Bigi, Francesco Cantale, Maximiliano Cineri, Simona Marino, Valentina Marino, Andrea Ottaviani, Gaetano Schillaci, Xu Junjie.

Il 17 maggio, infine, si concluderà con gli imputati a piede libero: Attilio Barbi, Silvia Casella, Alessandro Cissello, Elena Coren, Nicolas Corsini, Massimo D’Anna, Salvatore Fiandaca, Richaird Salvatore, Nicola Firrarello, Sergio Motterlini, Silvia Rapè, Luigi Vezzoli. Durata tre anni, l’inchiesta del pm Ambrogio Cassiani - oggi la segue il collega Teodoro Catananti – si fonda su una tesi: la criminalità organizzata avrebbe messo le mani sulle attività commerciali – tra cui il bar tabaccheria XXV Aprile a Milano, Il Cigno Nero a Rovato e La Sfinge a Roncadelle, tutti sotto sequestro - proprio tramite Mura. L’amicizia con Giuseppe Pangallo, considerato esponente apicale della cosca, gli avrebbe consentito di accaparrarsi ville da sogno, Ferrari e una scalata sociale spregiudicata. Una tesi, però, respinta dall’imprenditore, che ha ammesso qualche magheggio, ma ha negato i legami con il clan.