Lombardia, roghi nei boschi: oltre dieci ettari in fumo

Un maxi incendio è scoppiato a Rogno, in Valcamonica, e un altro di nuovo a Botticino, nel Bresciano

Un vigili del fuoco impegnato a spegnere un incendio boschivo

Un vigili del fuoco impegnato a spegnere un incendio boschivo

Ancora incendi boschivi e ancora arsura e temperature troppo alte per questa stagione, che facilitano il propagarsi di roghi dovuti per lo più alla mano dell’uomo: piromane, incendiario o incauto che sia. A venire colpiti, per la maggiore, sono i boschi delle vallate e dei monti. Un vasto incendio boschivo, l’altra notte, ha bruciato circa quattromila metri quadrati di vegetazione a Rogno, unico paese bergamasco della Valcamonica. Sopra l’abitato principale, il paese conta diverse frazioni e aree di montagna. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, che hanno circoscritto il rogo ed evitato che le fiamme arrivassero alle abitazioni. L’intervento è proseguito per tutta la notte per individuare eventuali carboni e ceneri ed evitare che le fiamme si riaccendessero. In supporto anche i volontari dell’Antincendio boschivo della Comunità montana Laghi bergamaschi e la protezione civile. "È stato un fantastico lavoro di squadra che ha permesso di evitare il peggio con le abitazioni appena sopra – evidenzia il sindaco Cristian Molinari –. Fortunatamente non c’era vento: i nostri boschi sono estremamente secchi, invito tutti a evitare assolutamente qualsiasi fiamma libera, così come chiedo a tutti di segnalare eventuali comportamenti scorretti". Non solo la Valcamonica è stata oggetto di fuoco e fumo. Le fiamme sono tornate a divampare nella località San Gallo di Botticino, ai piedi delle Prealpi bresciane. L’area colpita, questa volta, è la località San Vito, dove sono andati in fumo circa 10 ettari di territorio boscoso. Una decina di giorni fa il fuoco è divampato poco distante. Sul posto c’erano i vigili del fuoco e 12 volontari dell’Anticendio boschivo della protezione civile. In mattinata sono intervenuti due elicotteri della Regione. In serata le operazioni di spegnimento erano ancora in corso. Anche in questo caso l’ipotesi è che l’incendio sia di origine dolosa. A spingere le persone a entrare in azione sono motivi diversi. C’è chi incautamente accende roghi per disfarsi di ramaglie e poi non tiene d’occhio le fiamme, che si espandono tutto attorno; ci sono i piromani, che amano vedere quel che accade e i soccorritori in azione, e gli incendiari, che agiscono per interessi personali, motivati dalla volontà di operare il bracconaggio, dal ledere a terzi e spesso dalla voglia di vendicarsi. Nelle aree andate a fuoco per almeno due anni non si potranno raccogliere frutti del bosco, cacciare e costruire. Non solo. Bovini, ovini e caprini non potranno pascolare quando ricrescerà l’erba, perché troppo ricca di nutrienti che potrebbero far loro del male. Impossibile, inoltre, fare il conto degli animali morti nei roghi: sia gli ungulati sia la piccola fauna, come roditori, uccelli e persino rettili. A coordinare gli interventi, col supporto della Regione e dei vigili del fuoco, sono le Comunità montane, che si avvalgono di volontari appositamente formati: gli antincendio boschivo, che spesso ricevono aiuto dal cielo grazie a elicotteri e canadair. Il più grande incendio verificatosi da inizio anno è quello che a Berzo Demo ha mandato in cenere 200 ettari di bosco. Sul Monte Maniva invece sono bruciati 100 ettari di pascolo. Sono stati colpiti anche la Corna Blacca, la parte bassa dei boschi di Collio, Iseo, Pezzaze e il Monte Maddalena. E quasi sempre sono stati trovati inneschi.