FEDERICA PACELLA
Cronaca

Gli inquinanti nei campi possono intaccare le falde

Il direttore di Arpa Brescia Fabio Cambielli sul caso dei fanghi contaminati "La probabilità aumenta se sono stati usati per anni in alte concentrazioni"

Indagini

di Federica Pacella

Saranno valutate dalla Procura, Carabinieri Forestali ed Arpa eventuali attività di controllo sui terreni agricoli “nutriti“ con fanghi che sarebbero contaminati da metalli pesanti, idrocarburi ed altre sostanze inquinanti. Il giorno dopo il sequestro dei tre stabilimenti bresciani della Wte da parte dei Carabinieri forestali, nell’ambito dell’indagine coordinata dalla Procura, la domanda ora è se i 3mila ettari di terreni agricoli di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna siano stati inquinati. In passato è già accaduto che la natura abbia “rimediato“ da sola a spargimenti di materiale inquinato. "In linea generale, la probabilità aumenta – spiega il direttore di Arpa Brescia Fabio Cambielli – se vengono usati gessi di defecazione con presenza di sostanze inquinanti in elevate concentrazioni, ripetutamente nel tempo sullo stesso terreno. Se si verificano queste condizioni, le probabilità che il terreno possa risultare inquinato aumentano. E se questa condotta viene reiterata per anni, c’è il rischio che gli inquinanti possano migrare anche in falda".

Nel caso della Wte, nel mirino degli inquirenti sono finiti i gessi di defecazione realizzati da fanghi che derivano da trattamenti di depurazione di reflui urbani ed industriali, a cui è aggiunta calce ed acido solforico. Se non sono realizzati a norma di legge, è vietato l’utilizzo, perché possono arrecare pregiudizio al terreno. I controlli di Arpa, in questi anni, non sono mancati, anche alla luce degli esposti di cittadini e comitati per molestie olfattive.

"A volte – aggiunge Cambielli – per questioni di indagine, i controlli svolti non si possono raccontare e questo porta la gente a pensare che Arpa non stia facendo il proprio dovere. I fatti di questi giorni testimoniano che invece molto è stato fatto". Le indagini chiariranno le responsabilità del caso specifico, ma resta il fatto che per i gessi di defecazione c’è un vuoto normativo che dovrebbe essere colmato subito, aiutando così chi deve fare i controlli. La normativa prevede, infatti, dei limiti solo per la presenza di metalli nei gessi da defecazione, da verificare prima della distribuzione in campo. "Manca ad esempio il limite per gli idrocarburi ed altre sostanze organiche – chiarisce Cambielli, che aveva già sollevato il problema nel 2017 in audizione al Senato - ci si può comunque appellare in scienza e coscienza al principio di precauzione o all’articolo 5 comma 1 del decreto legislativo 752010, che vieta l’immissione sul mercato di fertilizzanti e gessi che possono rappresentare un rischio per la salute di persone, animali ed ambiente".