
Alessandro Augelli della cooperativa Il Calabrone
Brescia, 19 giugno 2020 - Cronache dalla quarantena: uno spazio per raccontare come i bresciani hanno vissuto il lockdown. Sono una ventina gli articoli pubblicati dai ragazzi che hanno aderito al progetto “Giovani giornalisti in quarantena“ promosso dagli operatori di Informagiovani con l’assessorato alle Politiche giovanili del Comune.
«Il progetto – spiega Alessandro Augelli, della cooperativa Il Calabrone – nasce dall’esigenza di dare la parola agli studenti delle scuole superiori, perché potessero condividere impressioni ed emozioni riguardo il particolare momento storico. Ci hanno scritto in tantissimi. I giovani non sono solo quelli degli aperitivi, ma anche quelli che si sono raccontati in questi articoli e che spesso passano in secondo piano". Le riflessioni raccolte sulla pagina web e sui social di Informagiovani offrono, in effetti, lo spaccato di giovani che hanno sofferto durante il periodo di isolamento, ma che hanno anche imparato a dare valore al tempo ed alle relazioni importanti.
La rubrica è, in realtà, solo la punta di un progetto più ampio, che si è dovuto interrompere a causa della pandemia, ma che riprenderà a settembre. "Vogliamo realizzare il giornale della scuola bresciana – spiega l’assessore Roberta Morelli – mettendo insieme le redazioni che già esistono all’interno della maggior parte degli istituti superiori cittadini". L’assessorato ha già incontrato una decina di dirigenti scolastici che si sono detti favorevoli al progetto.
Il giornale sarà telematico, ma l’ambizione è di riuscire a stampare almeno un numero cartaceo distribuire alle famiglie. La partecipazione alla rubrica ha permesso di mantenere i contatti con gli aspiranti giornalisti e di utilizzare i mesi a casa per fare formazione. «Sono state organizzate sessioni con professionisti del territorio", sottolinea Augelli. Come primi spunti di riflessione si è parlato di food delivery e ambiente, ma si proseguirà poi con ulteriori tematiche. "Questo è l’inizio di un percorso di cui la città ha bisogno – sottolinea Augelli – perché è troppo debole lo spazio lasciato alla voce dei ragazzi".