Brescia, metà delle Gev si autosospende

Guardie ecologiche in 'sciopero': "Noi imbavagliati e demansionati"

Un servizio delle Gev

Un servizio delle Gev

Brescia, 14 agosto 2019 - Lamentano di essere stati «imbavagliati», «demansionati», «messi in un angolo». A tal punto che in molti, dicono, pensano di interrompere il rapporto di collaborazione con il Broletto per candidarsi presso altro enti territoriali o privati. Clima avvelenato tra le Guardie ecologiche volontarie (Gev), il corpo di vigilanza alle dipendenze della Provincia istituito dalla legge regionale 9/2005 per colpire gli illeciti amministrativi di natura ambientale.

Dopo due esposti alla Procura e un terzo in preparazione, in 24 operatori su 70 – gli effettivi sono 50, precisano loro – una settimana fa si sono autosospesi dal servizio. Motivo: protestare contro le regole del nuovo coordinatore, il commissario della Polizia provinciale Fabio Peluso, in marzo nominato dal numero uno del Broletto Samuele Alghisi al posto dell’ex comandante Carlo Caromani. Il cambio al vertice, spiegano i “frondisti”, ha generato «forti criticità». Già la nomina è un «paradosso». Da anni responsabile del nucleo ambiente della Provinciale, il commissario è anche distaccato in Procura nel pool di polizia giudiziaria specializzato in reati ambientali. Un doppio ruolo che crea «un’incompatibilità», dicono, perché le Gev rispondono in teoria alla Provincia. I volontari lamentano scarsa considerazione palesata dal neo-referente ancor prima dell’incarico con esternazioni sintomatiche («le Gev? sono capaci al massimo di far le spie»), cui sarebbero seguiti presunti atteggiamenti denigratori e sospensioni.

La quotidianità è diventata «uno slalom tra regole e paletti mai ratificati dalla Provincia» fanno sapere i 24 all’unisono. Esempi? La necessità di far sapere con largo anticipo la propria disponibilità a uscire, per cui serve l’autorizzazione. Troppi referenti di zona interposti tra il vertice e la base, così da rallentare il dialogo. E ancora, la concentrazione delle auto di servizio nel capoluogo. Il divieto di interfacciarsi con uffici pubblici o di accedere agli atti. «Non siamo una onlus, siamo pubblici ufficiali abilitati. Siamo un riferimento per la prevenzione e il contrasto dell’abbandono dei rifiuti, delle discariche abusive e degli sversamenti di di fertilizzanti azotati in agricoltura. Solo nel 2018 abbiamo lavorato 15.500 ore elevando 40 verbali. Ora i servizi languono e a perderci sono la comunità e l’ambiente. Perché la Provincia non interviene?». Dal canto suo Peluso la vede diversamente. «È una protesta di un gruppetto di agitatori di professione che già prima di me vivevano in un clima avvelenato da denunce. Non ho introdotto un nuovo regolamento, è solo un riordino contro l’anarchia. I volontari sono una risorsa, ma solo se sono tracciabili e in squadra. Un tempo si autogestivano tra loro via Whatsapp, ma scherziamo? Io devo sapere chi c’è, dove va e con quale mezzo ma chi vuole uscire all’improvviso puo’ farlo, basta lo comunichi via email. E comunque diciamo la verità: dove sta l’urgenza? Quanto ai reati, basta li segnalino alle forze dell’ordine competenti e non c’è problema».