FEDERICA PACELLA
Cronaca

Filartex, fermi i macchinari. In 63 restano senza lavoro

In liquidazione giudiziale la storica azienda tessile della “Manchester dell’Oglio“. Dopo sette mesi di tentativi di salvataggio il Tribunale ha decretato il fallimento.

In liquidazione giudiziale la storica azienda tessile della “Manchester dell’Oglio“. Dopo sette mesi di tentativi di salvataggio il Tribunale ha decretato il fallimento.

In liquidazione giudiziale la storica azienda tessile della “Manchester dell’Oglio“. Dopo sette mesi di tentativi di salvataggio il Tribunale ha decretato il fallimento.

Filartex in liquidazione giudiziale: 63 persone senza lavoro. Lo hanno comunicato Filctem Cgil Brescia e Femca Cisl Brescia, che ora chiedono interventi urgenti per attivare la cassa integrazione. Quella della Filartex di Palazzolo sull’Oglio è una lunga storia di una azienda tessile nata e sviluppatasi in quella fetta di territorio un tempo denominata la “Manchester dell’Oglio“: filature e tessiture che nell’area di Palazzolo hanno assicurato lavoro ad intere generazioni soprattutto di donne. Negli ultimi vent’anni la crisi strutturale del tessile ha colpito pesantemente il settore, determinando la perdita di centinaia di posti di lavoro. Alla Filartex S.p.A. della famiglia Bonadei, la contrattazione e la gestione con i sindacati delle dimissioni hanno evitato di ricorrere ai licenziamenti collettivi. L’ulteriore crisi post-Covid ha segnato l’inizio della fine di questa lunga storia. Il livello di indebitamento della società, l’impossibilità a monetizzare le molteplici aree industriali dismesse, la continua instabilità del mercato, il rincaro delle materie prime sono fattori che hanno minato ogni possibilità di galleggiamento. L’ultimo tentativo di salvataggio è stato messo in atto a marzo con un’operazione di concordato e la ricerca di nuovi soci disponibili a rivitalizzare la società. Dopo sette mesi di tentativi il 30 ottobre il Tribunale ha decretato il fallimento, aprendo la liquidazione giudiziale. Da quel momento, dopo oltre sessant’anni di attività, si sono fermati i macchinari, spenti i filatoi, spente le luci degli spogliatoi e delle sale mensa. Rimangono 63 lavoratori e lavoratrici: per loro, la richiesta sindacale avanzata immediatamente al curatore fallimentare è quella di attivare la cassa integrazione per cessazione per gestire con l’ammortizzatore sociale e le politiche attive del lavoro un periodo congruo per le lavoratrici e lavoratori coinvolti. Molti di essi sono lontani dalla pensione, ma sono in una fascia di età difficile per il ricollocamento. Inoltre i lavoratori, a seguito del nuovo Codice della crisi di impresa, risultano ancora dipendenti ma sospesi senza retribuzione finché il giudice non decide. "È urgente attivare la cassa integrazione. Rimane anche la speranza che in tempi stretti ci possa essere qualcuno che rilevi l’attività", dicono i sindacati.